giovedì 31 gennaio 2008

Siamo tutti uguali davanti al fisco??

Il sistema fiscale vigente nel nostro Paese non segue quelle che sono le linee guida indicate dai nostri Padri Costituenti nella Carta Costituzionale, di cui si celebrano quest'anno i sessant'anni. La situazione attuale è la stessa che c'era ai tempi dello Statuto albertino. Ovvero i redditi fissi (fessi) pagano più tasse dei redditi indipendenti. Questi ultimi hanno infatti la possibilità di scaricare l'IVA in modo del tutto legale, senza commettere reato alcuno, aumentando la loro ricchezza e quindi il loro potere d'acquisto. Già sono più ricchi dei lavoratori dipendenti, ma non basta. Con questo sistema il divario si allarga ancora di più generando inoltre la famosa evsione fiscale di cui tanto sentiamo parlare nei media. L'evasione fiscale è prodotta dai lavoratori autonomi o indipendenti che dir si voglia (artigiani, imprenditori) che in tacito accordo con il governo pagano le tasse su una parte forfetaria (non vera in quanto l'IVA la possono scaricare) e non nell'effettiva consistenza del loro reddito.
Tutto questo a danno di chi? Dei lavoratori dipendenti che invece le tasse le pagano sul loro reddito nell'effettiva consistenza.
Dov'è in tutto questo la famosa uguaglianza di cui parlavano i costituenti francesi ai tempi della rivoluzione, o i nostri stessi costituenti italiani nel 1946-47? Il sistema evidenzia piuttosto una diseguaglianza fra i contribuenti. A farne le spese (infatti la spesa la devono fare, e su quella spesa ci devono pagare l'IVA dal primo all'ultimo centesimo) sono i redditi fissi (fessi). I maggiori guadagni per lo Stato derivano dalle imposte indirette, quelle che paghiamo quando ci compriamo il pane, la frutta, o soprattutto, specie negli ultimi tempi, quando andiamo a fare la benzina.
Cosa c'è in tutto questo di costituzionale?
Per concludere andiamo a rinfrescarci la mente e rileggiamoci insieme cosa dice l'articolo 53 della nostra Costituzione.
"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva;
Il sistema tributario è informato a criteri di progressvità".
Cosa significa progressività? Una buona spiegazione nel nostro blog è già stata fatta nel post "Storia della progressività", ma se vogliamo dirlo sinteticamente in due parole: le tasse devono aumentare in base alla ricchezza posseduta.

TV: CORTE UE; IN ITALIA FREQUENZE CONTRARIE A DIRITTO

da ansa.it

BRUXELLES - Il regime italiano di assegnazione delle frequenze per le attività di trasmissione radiotelevisiva "é contrario al diritto comunitario". Lo affermano i giudici della Corte di giustizia Ue del Lussemburgo, confermando le conclusioni dell'avvocato generale. "Tale regime - sostiene la Corte - non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati". La sentenza fa riferimento ad una causa intentata da Centro Europa 7, società attiva nel settore delle trasmissioni radiotelevisive che nel 1999 aveva ottenuto dalle competenti autorità italiane un'autorizzazione a trasmettere a livello nazionale in tecnica analogica, ma non è mai stata in grado di trasmettere, in mancanza di assegnazione di radiofrequenze. Una domanda della Centro Europa 7 diretta all'accertamento del suo diritto ad ottenere l'assegnazione di frequenze, nonché il risarcimento del danno subito, è stata respinta dal giudice amministrativo. Il Consiglio di Stato, dinanzi al quale la causa pende attualmente, ha quindi interrogato la Corte di giustizia delle Comunità europee sull'interpretazione delle disposizioni di diritto comunitario relative ai criteri di assegnazione di radiofrequenze al fine di operare sul mercato delle trasmissioni radiotelevisive. Il giudice del rinvio ha sottolineato che in Italia il piano nazionale di assegnazione delle frequenze non è mai stato attuato per ragioni essenzialmente normative, che hanno consentito agli occupanti di fatto delle frequenze di continuare le loro trasmissioni, nonostante i diritti dei nuovi titolari di concessioni. Le leggi succedutesi, che hanno perpetuato un regime transitorio, hanno avuto l'effetto di non liberare le frequenze destinate ad essere assegnate ai titolari di concessioni in tecnica analogica e di impedire ad altri operatori di partecipare alla sperimentazione della televisione digitale. Nella sentenza pronunciata oggi, la Corte rileva che l'applicazione in successione dei regimi transitori strutturati dalla normativa nazionale a favore delle reti esistenti "ha avuto l'effetto di impedire l'accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze". Questo effetto restrittivo è stato consolidato "dall'autorizzazione generale, a favore delle sole reti esistenti, ad operare sul mercato dei servizi radiotrasmessi". Per i giudici della Corte, "tali regimi hanno avuto l'effetto di cristallizzare le strutture del mercato nazionale e di proteggere la posizione degli operatori nazionali già attivi su detto mercato". Il limite al numero degli operatori sul territorio nazionale potrebbe essere giustificato da obiettivi d'interesse generale, ma - contestano i giudici - esso dovrebbe essere organizzato sulla base di "criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati", così come stabilisce il nuovo quadro normativo comune per i servizi di comunicazione elettronica. Di conseguenza, la Corte conclude che l'assegnazione in esclusiva e senza limiti di tempo delle frequenze ad un numero limitato di operatori esistenti, senza tener conto dei criteri citati, è contraria ai principi del Trattato sulla libera prestazione dei servizi.

MEDIASET: NESSUN RISCHIO PER RETEQUATTRO
MILANO - Mediaset, in un comunicato in merito alla sentenza della Corte di Giustizia europea, "riservando ogni commento all'esito della lettura, osserva sin d'ora che, quale che sia il contenuto della sentenza, questa non può comportare alcuna conseguenza sull'utilizzo delle frequenze nella disponibilità delle reti Mediaset, inclusa ovviamente Retequattro". "Il giudizio cui la sentenza si riferisce riguarda infatti esclusivamente una domanda di risarcimento danni proposta da Europa 7 contro lo Stato italiano e non può concludersi in alcun modo con pronunce relative al futuro uso delle frequenze". "Quanto all'insinuazione che Retequattro occuperebbe indebitamente spazi trasmissivi a danno di Europa 7, Mediaset - conclude il comunicato - ribadisce che Retequattro è pienamente legittimata all'utilizzo delle frequenze su cui opera. Quindi nessun rischio per Retequattro.

mercoledì 30 gennaio 2008

Per un fisco costituzionale

COMMENTO SULL' IVA DELL'ISTITUTO PER LO SVILUPPO PROFESSIONALE

Da tenere presente che l'IVA incidendo sul consumatore finale, incide pesantemente su chi consuma tutto il suo reddito, come tutti i lavoratori a reddito medio/basso: risulta pertanto che costoro, oltre alla normale imposta sul reddito (IRPEF) scontano sul loro reddito anche una tassazione IVA sui consumi nella media del 15%. Chi invece, avendo un reddito medio/alto si costituisce una certa quota di risparmio, su questa quota, per altro fruttifera, non pagherà l'IVA o solo in parte. Infatti la quota di risparmio quando poi viene spesa, andrà magari in ulteriori investimenti finanziari speculativi oppure immobiliari esenti da IVA.

Esempio:
Sulla spesa annua di euro 10.000 di una famiglia l'IVA media del 15% è di euro 1.500 che su un reddito di 12.000 euro rappresenta il 12,5%.
Sulla stessa spesa annua di euro 10.000 di un'altra famiglia, l'IVA media del 15% è sempre di euro 1.500, però su un reddito di euro 24.000 rappresenta il 6.25%.
Anche questo esempio dimostra come l'attuale normativa non considerando deducibili gli oneri e le spese nell'effettiva misura (legge delega 825 art.2 comm.2/6/9/10/13) faccia gravare pesantemenrte sulle fasce più deboli l'imposta (IVA) e lascia disattesi i principi ed i valori dei nostri Costituenti che volevano la progressività del sistema tributario nel suo complesso.

Gandhi: 60 anni dopo


“Per una scodella d’acqua,
rendi un pasto abbondante;
per un saluto gentile,
prostrati a terra con zelo;
per un semplice soldo,
ripaga con oro;
se ti salvano la vita,
non risparmiare la tua.

Così parole e azione del saggio riverisci;
per ogni piccolo servizio,
dà un compenso dieci volte maggiore:

Chi è davvero nobile,
conosce tutti come uno solo
e rende con gioia bene per male”.
(M.K.Gandhi, L’Arte di Vivere, p.90).

“La nonviolenza è il primo articolo della mia fede e l’ultimo del mio credo” (M.K.Gandhi, Gandhi parla di se stesso, EMI, Bologna, 1998, p.63).

“Sono un incorreggibile ottimista. Il mio ottimismo si fonda sulla mia convinzione che ogni individuo ha infinite possibilità di sviluppare la nonviolenza. Più l’individuo la sviluppa, più essa si diffonderà come un contagio che a poco a poco contaminerà tutto il mondo”. (Id., p.142)

“…non c’è liberazione per alcuno su questa terra, né per tutta la gente di questa terra, se non attraverso la verità e la nonviolenza, in ogni cammino della vita, senza eccezione”. (M.K.Gandhi, La forza della Verità, vol.1, Sonda, Torino, 1991, p.78)

“La mia vita è il mio messaggio” (Id., p.248)

“La vera moralità non consiste nel seguire il sentiero battuto, ma nel cercare ciascuno la propria strada e nel seguirla senza esitazioni”. (M.K.Gandhi, L’Arte di Vivere, EMI, Bologna, 1992, p.190)

“…l’amore non conosce mai la paura”. (Id., p.184)

(da http://www.giovaniemissione.it/testimoni/gandhi.htm#messaggio)

martedì 29 gennaio 2008

Breve storia della progressività fiscale in Italia [1]

(da http://www.deiricchi.it/)

Il tema che “più uno è ricco più deve pagare” è stato ribadito sia dalla Rivoluzione inglese che da quella francese. Questi movimenti si erano infatti già resi conto che non può esserci giustizia, intesa come equilibrio dei gruppi di una collettività, se non vi è una corretta perequazione dei beni. Lo Stato dovrebbe quindi pretendere una maggior contribuzione da parte dei benestanti così da non gravare sui meno abbienti. Nelle rivoluzioni questa è stata un’idea fondamentale, dettata proprio per salvaguardare le classi con minore ricchezza che dalla rivoluzione si aspettavano un ristoro ai propri mali.
Nel caso dell’Italia, a partire dal 1877, il modo in cui i sudditi del Regno dovevano contribuire alle spese dello Stato venne stabilito con Regio Decreto [2] che approvava il Testo Unico delle leggi di imposta sui redditi della cosiddetta "ricchezza mobile" (costituita dai redditi in denaro o in natura derivanti da capitale o da lavoro). Questa norma rimase in vigore fino al 1958. [3] Successivamente alla caduta della monarchia, l'Assemblea Costituente, approvando il 22 dicembre 1947 la Costituzione della nuova Repubblica, trattava dell'imposizione fiscale in termini di progressività disponendo che

tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. [4]

A seguito della disposizione costituzionale nel 1958 venne emanato il "Testo unico delle leggi sulle imposte dirette" che sostanzialmente innovava il precedente Regio Decreto del 1877, istituendo varie imposte (successivamente abolite) cui si sommava la già nota imposta complementare progressiva sul reddito. [5]
Nel 1973 venne emanata una riforma fiscale che istituiva l'imposta sul reddito delle persone fisiche abolendo quelle precedentemente fissate. [6] L'imposta complementare progressiva sul reddito complessivo venne sostituita da una nuova imposta che assorbiva le precedenti (non più quindi complementare) calcolata in modo progressivo. [7] Per fare degli esempi attualizzando l’imposta si otterrebbero i seguenti dati:
- un reddito di 42 milioni di lire pagherebbe un’imposta di lire 4'957'665, pari al 11.8% del reddito
- per i redditi di 1.2 miliardi e 6 miliardi di lire l'imposta sarebbe rispettivamente del 42.3% e del 58.7%
che conferma come la progressività faccia effettivamente pagare una quota maggiore a chi guadagna di più.
Una minima variazione alla normativa si ebbe nel 1975, [8] ma solo con il Decreto Legge 30 dicembre 1982, n. 953, scaglioni e aliquote furono drasticamente ridotti (da 32 a 9): la soglia (attualizzata) inferiore di reddito fu alzata a quasi 30 milioni, quella superiore fu abbassata a 1.4 miliardi di lire. Una successiva variazione fu apportata nel 1986, [9] ma durò solo un anno in quanto venne approvato un altro testo unico delle imposte sui redditi. [10] Scaglioni di reddito e aliquote furono rideterminati riducendone ulteriormente il numero a 5. L'ultima proposta, che fu annunciata al grande pubblico nel dicembre del 2001, è stata quella di ridurre le aliquote Irpef (probabilmente nel 2004?) a due soli scaglioni.

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[1] Quello che verrà presentato potrebbe non essere uno studio esauriente. Spero comunque che quanto riportato possa risultare utile spunto per altre ricerche più approfondite.

[2] Regio Decreto 24 agosto 1877, n. 4021.

[3] Il Decreto del Presidente della Repubblica (D.P.R.) 29 gennaio 1958, n. 645, la modificò sostanzialmente. Nel frattempo era stato emanato anche il R.D. 30 dicembre 1923, n. 3062, istitutivo della imposta complementare progressiva sul reddito.

[4] Cfr. Costituzione Italiana, art. 53.

[5] Trattata nel suo titolo VI. Il presupposto era costituto da un reddito complessivo (derivante quindi sia da capitale che da lavoro) superiore alle 540'000 lire. Questa cifra, rivalutata secondo coefficienti che tengono conto del potere d'acquisto, nel 2002 varrebbe circa 5'600 euro. Il sistema era di tipo progressivo e utilizzava aliquote che andavano dal 2% al 65%, per 16 scaglioni di reddito che aumentavano da 240'000 lire a 500 milioni di lire. Questi valori, rivalutati al 2002, corrispondono rispettivamente a circa 2'400 e 5'000 €. Il D.P.R. 29 settembre 1973, n. 597 ha abolito le seguenti imposte: a) le imposte sul reddito dominicale dei terreni, sul reddito agrario, sul reddito dei fabbricati e sui redditi di ricchezza mobile, l'imposta speciale sul reddito dei fabbricati di lusso, le relative sovrimposte erariali e locali b) l'imposta complementare progressiva sul reddito complessivo, l'imposta sulle società e l'imposta sulle obbligazioni c) l'imposta comunale sulle industrie, i commerci, le arti e le professioni e la relativa addizionale provinciale d) le imposte comunali di famiglia, di patente, sul valore locativo e il contributo per la manutenzione delle opere di fognatura e) il contributo di cura, le contribuzioni speciali sui pubblici spettacoli e la tassa di musica applicati nelle stazioni di cura, di soggiorno e di turismo f) le imposte camerali previste dall'art. 52, lettere e) e d) del R.D. 20 settembre 1934, n. 2011 g) le addizioni erariali e locali agli indicati tributi. Con il D.P.R. 29 settembre 1973, n. 598 è stata istituita l'imposta sul reddito delle persone giuridiche e sono stati abrogati gli stessi tributi citati per la parte relativa alle persone giuridiche.

[6] D.P.R. 29 settembre 1973, n. 597. L'art. 1 recita che: "Presupposto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è il possesso dei redditi, in denaro o in natura, continuativi od occasionali, provenienti da qualsiasi fonte."

[7] La norma istituiva ben 32 aliquote che andavano dal 10% al 72%, ripartite su scaglioni che partivano da 2 milioni fino a 500 milioni. Se attualizzassimo i valori, un reddito fino a poco più di 23 milioni di lire pagherebbe il 10% di imposta; la progressività verrebbe spinta fino a quasi 6 miliardi di lire, pari a circa 3 milioni di euro.

[8] Con la Legge n. 576 del 2 dicembre 1975.

[9] Con D.L. 5 marzo 1986, n. 57.

[10] Con il D.P.R. n. 917 del 22 dicembre 1986.

lunedì 28 gennaio 2008

Diluvia sul bagnato...

(da ansa.it)
Il reddito delle famiglie con capofamiglia lavoratore dipendente "è rimasto sostanzialmente stabile" (+0,3%) dal 2000 al 2006, considerando l’aumento del costo della vita. Lo sottolinea la Banca d’Italia nell’indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane nel 2006. Nello studio si evidenzia che il reddito delle famiglie con capofamiglia autonomo, nello stesso periodo, sempre in termini reali, è invece cresciuto del 13,1 per cento."

Davvero un ottima gestione delle risorse! E' una logica che non fa una piega: chi ha più soldi ne avrà sempre di più, chi ne ha di meno, avrà più tasse. Non dimenticatevi che i dati vanno dal 2000 al 2006, quindi coinvolgono sia il governo Prodi che quello Berlusconi, anche se:

"Nell'ultimo biennio (2004-2006) si e' registrata, per la precisione, una crescita dei redditi del 4,3% in termini reali. Ma questo incremento, osserva lo studio di Bankitalia, ''compensa soltanto in parte la riduzione osservata fra il 2000 e il 2004''. Nella eterogenea categoria dei lavoratori 'indipendenti' va meglio alle famiglie di artigiani e titolari di imprese familiari e imprenditori che hanno visto il loro reddito crescere dell'11,2% dal 2004 al 2006. Addirittura ''negativo'' invece l'andamento del bilancio familiare per le altre tipologie, come i liberi professionisti o i lavoratori atipici. Dallo studio di Palazzo Koch emerge anche una novita': il reddito familiare medio mostra una crescita in termine reali maggiore al Sud e alle Isole (5,6%) rispetto al Centro (3,5%) e al Nord (0,7%). L'istituto spiega che il migliore risultato, relativo sempre al biennio 2004-2006, registrato dai nuclei del Sud ''e' in misura significativa legato alla maggiore crescita del numero medio di percettori per famiglia''.

domenica 27 gennaio 2008

Un giorno per ricordare

27 gennaio 1945: l'armata rossa entra nel campo di sterminio di Auschwitz, scoprendo il vero orrore del Terzo Reich.
Nel 2000, con la legge 211, viene istituito il Giorno della Memoria.
Oggi a 63 anni da questo avvenimento ci viene richiesto per l'ennesimo anno di non dimenticare il genocidio che mise in atto Hitler, perchè tutto ciò non accada più.

Recentemente mi è capitato di assistere nella mia scuola ad una conferenza tenuta dal noto attore teatrale Moni Ovadia, che con la sola modulazione della voce, con gli accenti e le pause, ha saputo accattivarsi una platea di 500 persone, restando semplicemente seduto.
Non è stata l'usuale conferenza sulla Shoah.
L'attore ha innanzitutto spiegato l'importanza della memoria: "La memoria serve per navigare nella vita. Un uomo senza memoria è in balia di chiunque"; per poi continuare alle motivazioni della discriminazione razziale: "Nella storia dell'uomo qualcuno si è sempre ritenuto superiore a qualcun altro. (...) Il problema non era degli ebrei, ma della società occidentale che vedeva gli ebrei esseri diversi."
Attraverso le sue provocazioni Ovadia ha saputo cogliere il vero scopo di questa giornata: l'educazione alla tolleranza e all'accettazione del prossimo.
Come ha sostenuto lui stesso, affinchè non accada più qualcosa di simile, bisogna liberarsi dal pregiudizio e accogliere il prossimo, con tutto il suo ingombro.
Se la nostra società riuscisse a realizzare tutto ciò, probabilmente vivremmo in un mondo migliore.

Il Canada tra Michael Moore e Denys Arcand



Chi ha visto un film-documentario di Michael Moore avrà certo desiderato di vivere in Canada. Altro che sogno americano! Lì, in Canada, funziona tutto a meraviglia. Il sistema sanitario? Ok! La sicurezza? Beh, la gente vive addirittura lasciando le porte di casa sempre aperte! Altro che l'America, dove girano tutti con pistole in tasca e fucili in casa. Per non parlare di cosa ti può accadere se ti ammali! O trovi il modo di diventare rapidamente miliardario oppure non ti resta che sperare in una morte veloce. Oppure, ci sarebbe sempre il Canada... Già, il Canada. Ovviamente solo se non hai visto un film di Denys Arncand (canadese). Si, perchè nei suoi film il Canada, non sembra proprio quel paradiso terrestre disegnato da Moore. Gli ospedali sono posti sovraffollati dove centinaia di pazienti ristagnano nei corridoi e dove regna un casino infernale. Non certo il posto più adatto per chi sta male! Per non parlare delle persone che vivono in Canada! Anche loro sono depressi, isterici, tristi e disillusi. Famiglie disgregate vanno a rotoli ed hanno giusto il tempo per riflettere su quanto tutto sia uno schifo e su quanto tempo hanno perso a rincorrere una felicità che alla fine non è arrivata...
Chissà come se la passano veramente i canadesi!

sabato 26 gennaio 2008

L'emergenza infortuni sul lavoro sembra non avere mai fine

RELAZIONE PER L'INAUGURAZIONE DELL'ANNO GIUDIZIARO 2008

Parla il Presidente di Corte d'Appello di Milano, Giuseppe Grechi:

"La terribile emergenza degli infortuni sul lavoro sembra non avere mai fine. Il sistema delle norme preventive e protettive e l'apparato sanzionatorio posto a loro presidio non è ancora adeguato, evidentemente, a tutelare di fatto la vita e l'incolumità dei lavoratori, insieme alla dignità e qualità del lavoro e delle sue concrete condizioni. Forse perché - aggiunge - prescinde dallo specifico, attuale contesto sociale, che è quello di una crescente debolezza del rapporto di lavoro e di un frequente ricorso alla manodopera precaria quando non, in specifici settori, clandestina: di qui, la scarsa capacità di 'domandare sicurezza' (che è un elemento fondamentale del sistema), cioé la difficoltà dei lavoratori a pretendere il rispetto delle regole di fronte all'insorgere di un rischio".

venerdì 25 gennaio 2008

L'ennesima caduta

All’indomani dell’ennesima caduta di governo, l’Italia si guarda allo specchio: cosa vede?

La caduta di questo governo me la sono immaginata un po’ come quegli scherzi che si facevano i bambini tanto tempo fa, quando si ancorava un filo di bava a due paletti nascosti e si aspettava che il malcapitato cadesse: così è stato.

L’Italia che si guarda allo specchio vede tanta insoddisfazione, se per gli americani la recessione e le rinunce sono una novità, per l’italiano medio sono fedeli compagne.

Oggi l'Italia che si mette a confronto, vede che nessuna coalizione politica ha fatto il bene del paese, tanto più che nel resto dell'Europa rimaniamo il fanalino di coda in molti settori, rifiuti in testa.

Siamo l’Italia dei giovani con un lavoro “flessibile” (leggi: precario), che non riescono a comprarsi una casa con i propri guadagni e che rinunciano ad avere figli.

Siamo l’Italia dei quindicenni che sono rimasti alle teorie di Tolomeo per quanto riguarda l’astronomia, ma che sanno a memoria la cronologia delle ultime console sfornate da qualche multinazionale negli ultimi vent’anni.

Siamo l’Italia che ha messo in fuga i propri "cervelli" e che si sta facendo surclassare, come il resto del mondo, dalla calzante rinascita dell’Asia che temono pure gli americani.

Siamo l’Italia dei giovani che non avranno le pensioni, ma che in compenso è governata da nonno Romano o nonno Silvio.

Siamo l’Italia stufa di una casta di privilegiati che, come nell’ancien régime rappresenta, lo 0.01% della popolazione: i politici.

giovedì 24 gennaio 2008

Conferenza su "Media e potere" a Novoli

Si è svolta oggi un'interessante conferenza al Polo unversitario di Novoli, a Firenze, che vedeva come protagonisti Michela Gargiulo, Peter Gomez e Loris Mazzetti sui problemi della televisione di Stato, la Rai, e i suoi rapporti col potere. Il dato che ha impressionato e che ci preme evidenziare riguarda la multa, che già paghiamo da due anni, inflittaci dall'Unione europea a causa della mancata riforma del sistema televisivo. Il disegno di legge Gentiloni sarebbe una parziale soluzione del problema, perché cancellerebbe la gravosa sanzione di circa 400mila euro al giorno impostaci dall'Ue. Tuttavia il governo non si decide ad attuarla e per questo siamo costretti a pagare, noi cittadini, le loro inadempienze.

mercoledì 23 gennaio 2008

Per un fisco costituzionale

Un breve ma significativo esempio di PROGRESSIVITA' ROVESCIATA (SUI PRODDOTTI PETROLIFERI)

SPESA PER BENZINA EURO 839 di cui TASSE EURO 330 (65%) che rappresentano su un REDDITO di EURO 16500 il 2%, MENTRE la spesa su un REDDITO di 34000 rapprsenta l'1%
COME POSSIAMO VEDERE CIO' E' L'ESATTO CONTRARIO DELLA PROGRESSIVITA' COSTITUZIONALE!

martedì 22 gennaio 2008

lunedì 21 gennaio 2008

Contro l'aborto. Per la legge 194.

Quando Giuliano Ferrara ha in mente di fare qualcosa, non si può certo dire che passi inosservato. In particolar modo, ha suscitato numerosi consensi e dissensi la moratoria contro l’aborto, culmine di un percorso intrapreso ormai da anni e portato avanti regolarmente sul Foglio e sul programma televisivo Otto e mezzo. La questione sollevata è estremamente delicata: il feto ha o non ha diritto alla vita? Una delle sue proposte, come ha dichiarato giorni fa a Milano, è quella di “inserire nell’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo un inciso in cui viene specificato che ogni individuo ha diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale”. Questo renderebbe l’aborto un omicidio.
Personalmente sono contrario all’aborto e proprio per questo credo che la soluzione proposta dalla moratoria, non sia la migliore (tanti bei discorsi ma un po’ distanti dalla realtà dei fatti). Da quando la legge 194 è stata approvata il numero aborti praticati è notevolmente sceso e soprattutto è stata debellata la rovinosa piaga dell’aborto clandestino che oltre ad uccidere il feto, uccideva spesso anche la madre.
Per ridurre concretamente l’aborto è fondamentale innanzitutto eliminare quelle circostanze che sono alla base della decisione di abortire. E’ necessario inoltre superare la visione che vede l’aborto come un problema solo della donna. Il problema riguarda anche il feto (futuro figlio), il padre del feto e la società stessa la quale deve garantire una politica di prevenzione e di garanzia.
Per quanto riguarda la nostra legge 194, lo stesso Ferrara ammette che è un compromesso da attuare in pieno, ossia, il problema non è tanto la legge in sé, ma il fatto che non si applica in tutte le sue parti. Mantenere una legge per regolamentare l’aborto (da discutere e rivedere) è una necessità reale per quanto poco piacevole, ma contemporaneamente è obbligo di ogni paese civile portare avanti una politica concretamente anti-abortista che favorisca l’instaurarsi di quelle condizioni e di quella consapevolezza necessarie a qualsiasi donna prima, durante e dopo la gravidanza.

domenica 20 gennaio 2008

Risultati sondaggio: vince Annozero ma di poco

Qual è il programma di informazione che seguite in tv? Ecco i risultati del sondaggio.
Annozero e Otto e mezzo le trasmissioni più seguite dai nostri visitatori.

Annozero 29%
Otto e mezzo 28%
Altro 24%
Matrix 9%
Ballarò 5%
Porta a porta 2%

sabato 19 gennaio 2008

DA “LA PAROLA FA UGUALI” DI MICHELE GESUALDI

DON LORENZO MILANI in un incontro con i genitori per l’istituzione di un doposcuola nel Comune di Cadenzano;
“Mettetevi in uno stato di sovrani: smettete di avere paura, ricordatevi che i professori li pagate voi, non li pagano i ricchi. In Italia il sistema è tale che le tasse le pagano i poveri. E sapete quanto spendete di tasse? Se ve lo dico non ci credete: spendete 72mila lire a persona. Voi non ve ne accorgete perché sono comprese nel prezzo della roba che voi comprate maggiorato da chi dice di pagare le tasse, ma non le paga. Non sono i commercianti o gli industriali che le pagano; loro le gravano su di voi. Quando voi pagate la roba, questa è già tassata. Tutti, anche i disoccupati, semplicemente mangiando, qualunque cosa mangino, o consumino, anche il sale o la luce, pagano le tasse. Se pensate a questo, ricordatevi che comandate voi, non la preside, non il provveditore o il ministro dell’istruzione”.

venerdì 18 gennaio 2008

"Dio esiste?"

Una domanda un po' provocante e piccante, che è stata oggetto di un dibattito fra il direttore di Micromega Paolo Flores D'Arcais e l'allora cardinale Ratzinger, con moderatore Gad Lerner. Certamente ne può venire fuori qualcosa di interessante pure in questo blog. Il quesito non vuole ovviamente chiedere di dimostrare (cosa impossibile) l'esistenza di Dio, piuttosto dibattere insieme credenti e atei, per vedere eventuali punti in comune e differenze che vi possono essere tra le due posizioni (non dimentichiamo però anche i nichilisti e gli agnostici). Fede, ragione... temi che fanno riflettere. Il punto di massima divisione tra credenti e non credenti è certamente l'idea dell'esistenza di un al di là, il trascendente. Ma per quanto riguarda la morale, l'insegnamento del Vangelo, non vi possono forse essere dei punti di contatto? A voi la parola...

giovedì 17 gennaio 2008

Giornalisti o reggitori di microfono?

Segnaliamo un articolo pubblicato dal giornalista Sergio Lepri sul sito dell'associazione Articolo 21, riguardante la pratica in voga nei telegiornali italiani di mandare in onda servizi in cui vediamo un valzer di politici che parlano di fronte a microfoni retti da mister X.

E' molto interessante per gli appassionati del mestiere giornalistico anche il sito ufficiale di Sergio Lepri:

http://www.sergiolepri.it/home%20completata.htm

Beppe Grillo: alcune riflessioni

Abbiamo pubblicato qualche giorno fa (lunedì 14 gennaio) un articolo di Alessandro Gilioli su Beppe Grillo. Ci proponiamo adesso di fare alcune nostre considerazioni su quanto accaduto. Innanzitutto l’affermazione di Grillo “io sono un monologhista” appare disarmante considerando il fatto che gestisce un blog, tra i più visitati al mondo, che dovrebbe essere basato principalmente sul dialogo e la condivisione. Insomma, essere monologhisti, in questo caso, vuol dire non avere voglia di confrontarsi con gli altri e questo non è assolutamente corretto. In secondo luogo, come può permettersi di ritenere delle domande “offensive e indegne” uno che ha fatto del “vaffanculo” il suo urlo di battaglia? Non sembra proprio coerente, anzi è proprio ridicolo.
Non si capisce come mai Grillo debba avere così tanta paura di rispondere alle domande di un giornalista che voleva dargli quello spazio che si lamenta di non avere. Domande su cui, fra l’altro, sarebbe stato interessante sentire il parere di Grillo. Non c’è assolutamente nulla di offensivo e indegno.
Insomma, o non ha la più pallida idea di cosa rispondere o il vittimismo è una componente essenziale del suo successo.
Crediamo che sia giusto a questo punto mettere in discussione (non significa rinnegarlo) la figura di questo personaggio del quale abbiamo apprezzato molte iniziative (vedi icona parlamento pulito nel nostro blog) e che, non dimentichiamoci, ha un peso mediatico non indifferente.
Il suo blog dovrebbe fornire spunti su cui riflettere e su cui discutere, ma dovrebbe essere lui il primo a dare l’esempio! Che libera informazione è quella che si rifiuta di confrontarsi con gli altri? Ha ragione Gilioli quando afferma che “se questo è il futuro della politica in Rete fa veramente schifo”.

mercoledì 16 gennaio 2008

Per un fisco costituzionale

Quarto appuntamento della rubrica "Per un fisco costituzionale".

ESEMPIO DI COME E’ ORGANIZZATA L’EVASIONE FISCALE ( IVA + IRPEF )
TACITAMENTE CONSENTITA DALL’ATTUALE SISTEMA TRIBUTARIO
L’esempio ha come soggetto il titolare di un Bar sottoposto a “studio di settore”.
Il sistema tributario concorda ed assegna, con la sua associazione di categoria, un reddito forfetario determinato dagli “studi di settore”al suo Bar, dal quale deriva il suo reddito personale soggetto ad IRPEF.
Il titolare del Bar programma, periodicamente, il reddito annuale da fatturare assegnato dal Ministero dell’economia concordato, come detto, con la sua associazione di categoria.
La fatturazione periodica si ferma appena raggiunta quella programmata e da qui inizia il “lavoro sommerso”.
Premesso che nel prezzo di rivendita sono sommati tutti i costi della ditta comprensivi di oneri fiscali e contributivi, ferie, malattie e di una percentuale di spese impreviste;

FACCIAMO QUESTO ESEMPIO SUL CAFFE’
Il titolare del Bar si approvvigiona di due pacchi di caffè da 3 KG. cadauno; il primo regolarmente fatturato il secondo è acquistato al nero.
Considerando che ogni pacco costa 100,00 euro + il 20% di IVA si verifica che l’erario non incassa il 20% del secondo pacco ( 20 euro ).
Facciamo qualche calcolo al minuto;
Per una buona degustazione occorrono 6 gr. di miscela, che il nostro barista venderà a 1 euro, composto così: 0,8 euro di miscela ed altri costi + 0,2 euro di IVA.
Se dividiamo il contenuto di un pacco di caffè, che ricordiamo essere 3.000 gr., per 6 gr. otteniamo 500 tazzine di caffè.
Ricordando che sono vendute a 1 euro ognuna saranno incassati 500,00 euro così ripartiti:
400,00 euro al barista e 100,00 euro (IVA), compresa nel prezzo, all’erario.
Dei 100,00 euro all’erario in effetti il nostro barista ne versa soltanto 80,00 in quanto gli altri 20,00 li ha versati al suo fornitore al momento dell’acquisto.
Con questa operazione il nostro imprenditore barista in effetti pagherà tasse su 300,00 euro ovvero:
400,00 euro di incasso reale meno 100,00 euro pagati al suo fornitore per il pacco di caffè.
Questo il calcolo del pacco con fattura; e quello senza fattura?
Analizziamo:
il nostro barista incasserà comunque 500,00 euro, pagherà 100,00 euro al fornitore del caffè e rimarrà con 400,00 euro netti in quanto non pagherà all’erario gli 80 euro di IVA comprese nella somma derivata dalla vendita delle 500 tazzine di caffè vendute al prezzo di 1 euro cadauna e pagata dai clienti.
Sui 400,00 euro non pagherà tasse (IRPEF).

martedì 15 gennaio 2008

Words... Rispetto

Per il secondo appuntamento della rubrica Words approfondiamo alcuni significati, importanti ai fini di una buona educazione civica e di un corretto rapporto con gli altri, della parola rispetto.
Oggi lo troviamo in particolar modo utile per le giovani generazioni, che dimostrano una certa ignoranza verso questo concetto, nel momento in cui diventano protagonisti degli atti di bullismo che ci mostrano i media, e che gli stessi attori della violenza poi diffondono attraverso le moderne tecnologie di comunicazione come You tube.

Rispetto (dizionario Zanichelli): 1. sentimento che ci trattiene dall'offendere gli altri, ledere i loro diritti o menomare i loro beni; 2. osservanza, ossequio a un ordine, una regola e simili.
Vocabolario Devoto-Oli: 1. Il riconoscimento di una superiorità morale o sociale manifestato attraverso il proprio atteggiamento o il modo di comportarsi: il rispetto verso i genitori, verso i superiori; salutare con rispetto. 2. Astensione da atti offensivi o lesivi, implicita nel riconoscimento di un diritto: avere rispetto per i propri simili, per i sentimenti, la proprietà altrui. 3. Osservanza o conformità nei confronti di un obbligo o di un ordine normativo:
il rispetto di una legge, il rispetto di un regolamento, di un accordo.

Scriveteci nei commenti se avete altre definizioni da aggiungere o documenti correlati al concetto da segnalare.
Grazie.

lunedì 14 gennaio 2008

L'intervista mai fatta a Beppe Grillo




(di Alessandro Gilioli)

Una storia un po’ lunga, ma se avete voglia di leggerla fino in fondo vi dirà parecchio su Beppe Grillo.
Il giorno 2 gennaio, come molti, ho letto e visto in Internet il “discorso di Capodanno” di Grillo. Nel quale, come si ricorderà, è stato lanciato il V-day contro i giornali per il 25 aprile prossimo venturo.
Tra le altre cose, nel suo discorso Grillo prevedeva con certezza che tutti media “mainstream” avrebbero volutamente ignorato il suo V-day sui giornali, visto che la cosa riguardava direttamente gli interessi delle testate e dei loro proprietari.
Il fenomeno Grillo mi interessa, da tempo vado scrivendo diverse cose sulle storture del sistema editoriale in Italia (a partire dall’Ordine e dalla legge sulle provvidenze) e credo anche che i giornali debbano interessarsi delle fasce della società che Grillo più o meno rappresenta.
Quindi il giorno stesso telefono a Grillo sul suo cellulare per proporgli un’intervista sul tema del V-day contro la stampa, la “vera casta” come dice lui.Grillo mi risponde quasi subito, con gentilezza, ma nicchia un po’ sull’intervista: «Io sono un monologhista», mi dice testualmente. «Invece dell’intervista le scrivo un pezzo io e voi lo pubblicate su L’espresso».
Io gli rispondo che un pezzo no, non ci interessa, che per quelli c’è già il suo seguitissimo blog e noi invece vorremmo un confronto, anche aspro magari, sul tema che ha lanciato, il V-Day contro i giornali.
Gli prometto che però, ovviamente, tutte le sue risposte saranno riportate senza variazioni e senza alcuna censura, che ha la più assoluta libertà di dire quello che gli pare, che sono dispostissimo a mandargli i suoi virgolettati per approvazione a intervista scritta.
«Mah», dice lui, «non so, io non do il mio meglio in queste cose».
Insisto, gli faccio presente che un confronto civile è il modo migliore per far crescere e circolare le idee, gli propongo di andarlo a trovare dove si trova e alla fine sembro parzialmente convincerlo: «D’accordo, facciamolo», dice, «ma non di persona. Mi mandi le sue domande via mail e io le rispondo subito dopo le feste».
Il giorno dopo mi metto al mio pc e una dopo l’altra snocciolo le domande.
Sono tutte molto semplici, anche se non a zerbino.
Gli chiedo ad esempio se non ritiene che i giornali e la Rete possano convivere, visto che la tivù non ha ucciso la radio.
Se non crede che grazie alla loro buona salute economica molti giornali possano fare anche ottime inchieste, e gliene elenco alcune di questo e di altri giornali. Gli faccio l’esempio di Mastella, su cui diversi giornali hanno fatto inchieste ampiamente riprese dallo stesso Grillo nel suo blog.
Gli chiedo dunque se non pensa che sia sbagliato mettere sullo stesso piano i quotidiani di partito inesistenti che prendono soldi direttamente dallo Stato e i giornali veri - magari perfino utili al dibattito sociale e al controllo sulla politica - che hanno solo detrazioni postali e contributi per la carta.
Gli chiedo se è consapevole che con l’abolizione totale e indistinta delle provvidenze probabilmente morirebbero voci come il Manifesto o come l’Internazionale, su cui lui stesso scrive una pagina ogni settimana, e gli chiedo se questo secondo lui sarebbe un passo in avanti per la nostra società.
Gli chiedo perché nel discorso di Capodanno ha esaltato come “ultimi giornalisti liberi” Biagi e Montanelli contrapponendoli a tutti gli altri, visto che anche Biagi e Montanelli scrivevano sui grandi giornali secondo lui servi e di “casta”.
Gli chiedo se in questo suo condannare senza eccezioni i giornali e i giornalisti ce n’è qualcuno che salverebbe, che secondo lui non fa parte della casta.
Gli chiedo se considera parte della casta anche quelle migliaia di giornalisti sottopagati e precari che ormai lavorano in gran parte delle redazioni.
Gli chiedo come può dire che tutti i giornalisti sono casta, visto che la grandissima parte di loro ha come unico privilegio il biglietto gratis ai musei, e per il resto si paga come tutti gli altri comuni mortali la casa, il cinema, il treno, l’autobus, il biglietto allo stadio e così via.
Già che ci sono, gli chiedo perché non risponde mai agli altri blog, visto che predica i blog come mezzo di comunicazione dell’avvenire.
Gli mando il tutto con una bella mail.
Passa la Befana, passano altri due giorni ma da Grillo nessuna risposta.
Gli mando un sms per ricordargli il nostro accordo, lui non risponde.
Gli mando un’altra mail copiaincollando la precedente, nel caso la prima si fosse persa.
Niente.
Questa mattina, 9 gennaio, gli telefono:
«Pronto buongiorno sono Gilioli de L’espresso, la disturbo?»«Certo, lei mi disturba sempre».«Mi dispiace. Volevo sapere se ha visto le domande che le ho mandato…».«Certo che le ho viste e non intendo minimamente risponderle».«Come mai?»«Perchè sono domande offensive e indegne».«Mi scusi, ma non mi pare, sono solo domande. Servono a un confronto. Se lei mi dà le sue risposte per iscritto, io le trascrivo tali quali, le dò la mia parola».«No, non se ne parla neanche, lei non ha capito niente. Buongiorno».«Buongiorno».
Da questa ridicola esperienza, deduco due o tre cose di cui credo di avere ormai la certezza.
Primo: Grillo ha una paura fottuta del confronto. Sa che il suo linguaggio apocalittico e assertivo non ha niente a che vedere con lo scambio di idee e con il dibattere. E’ chiuso nel suo monologhismo. Sa di non avere argomentazioni razionali forti per difendere le sue affermazioni a tutto tondo, sa che il confronto lo obbligherebbe a qualche sfumatura e sa che probabilmente le sfumature lo annienterebbero, visto che il suo successo è figlio della sua assertività.
Secondo: Grillo ha una strategia di comunicazione basata sul vittimismo da censura. Io gli avevo promesso tre o quattro pagine di intervista su “L’espresso”, lui ha preferito non apparire per poter dire che la grande stampa lo ignora e lo censura. Bene, visto che da qui al 25 aprile andrà strillando al mondo che i giornali non parlano del suo V-Day perché ne hanno paura, si sappia che questo giornale voleva concedergli ampio spazio ma che lui lo avrebbe accettato solo per monologare, per ospitare la sua invettiva, e non per un’intervista. Nemmeno il più tracotante politico della Casta, a fronte di una richiesta di intervista, risponde “O scrivo io da solo e senza domande o niente”.
Terzo: Grillo con ogni probabilità usa così tanto Internet - e detesta così tanto i giornali - proprio perché il blog gli consente questo non-confrontarsi, questo non-dibattere. Perfino Berlusconi - dopo i primi tempi in cui mandava le videocassette registrate ad Arcore - ha imparato a rispondere alle domande dei giornalisti. Grillo no. Grillo si trincera dietro Internet per non ricevere domande, per non confrontarsi. Per esaltare, come direbbe lui, le sue caratteristiche di “monologhista”.
Attenzione, ragazzi, perché se questo è il futuro della politica in Rete fa veramente schifo.
Ps. Il direttore di Internazionale mi corregge precisando che il suo giornale non prende provvigioni. Chiedo scusa per l’inesattezza.
PPs. Nell’impossibilità di rispondere a tutti su questo blog, prego chi volesse esporre argomentazioni o chiedere chiarimenti di contattarmi alla solita mail, a.gilioli@espressoedit.it. Vale anche per gli insulti. Grazie!

http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/01/09/lintervista-mai-fatta-a-beppe-grillo/

domenica 13 gennaio 2008

Lettera ai segretari di C.G.I.L - C.I.S.L - U.I.L - U.G.L

AI SEGRETARI GENERALI DELLA: ALLA STAMPA
C.G.I.L. EPIFANI QUOTIDIANA
C.I.S.L. BONANNI
U.I.L. ANGELETTI
U.G.L. POLVERINI

Nella speranza che leggerete queste nostre riflessioni fatte sulla base delle volontà dei nostri
PADRI COSTITUENTI e che ci farete pervenire le vostre osservazioni.

DA: COMM. CULTURA DEL CIRCOLO ARCI R. ANDREONI
SMS ARCI ANDREA DEL SARTO
FONDAZIONE DON LORENZO MILANI
ART. 53: COORDINAMENTO DI CITTADINI, PIERO CALAMANDREI, PER
L’ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE
ASSOCIAZIONE DI CITTADINI PER UN FISCO COSTITUZIONALE
ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA DEMOSAGORA’

OGGETTO: E’ DAL 2002 CHE ASSISTIAMO AD UN AUMENTO CONTINUO DEI PREZZI E DELLE RELATIVE TASSE (IVA) E UNA CORRISPONDENTE, DI FATTO, DIMINUIZIONE DEI REDDITI FISSI (FESSI) DISPONIBILI.
Finalmente la questione salariale e fiscale è all’ordine del giorno.
Ma occorre che questa trovi una sua conclusione tale in modo che non si possa ripetere, come sempre, in un nuovo aumento dei prezzi. Come ben sappiamo i prezzi sono formati da tutti i costi delle imprese comprensivi di tasse, di oneri sociali, dei loro guadagni e molto spesso delle tasse personali (IRPEF) del titolare dell’impresa e tutti questi costi ricadono sui consumatori, naturalmente su quelli con reddito fisso per cui accade che questi ultimi pagano le tasse per i primi.
Infatti avendo loro, violando, di fatto, l’art. 3 della COSTITUZIONE, redditi forfetari da studi settore sempre concordati al di sotto di quelli veri ( dal 30% (congrui e coerenti) al 60% circa (congrui)) con le loro associazioni di categoria, ad ogni loro “revisione” corrisponde un aumento dei prezzi dei loro prodotti o onorari per cui tutto si abbatte nuovamente sui redditi fissi ed i disoccupati.
Questo sistema, perverso, di accertamento della capacità contributiva occorre renderlo Costituzionale, appunto accertando i redditi nella consistenza effettiva; per cui le spese effettive corrispondono a redditi effettivi, (On. SALVATORE SCOCA relatore per l’art. 53 della COSTITUZIONE) e quindi per tale via dare progressività al sistema tributario nel suo complesso (IVA; IRPEF E ALTRE TASSE DIRETTE) ( On. le MEUCCIO RUINI Presidente della comm. dei 75 per la redazione del progetto di COSTITUZIONE).
Per questo motivo Vi alleghiamo una proposta coerente con la legge delega 825/71 che modifica l’attuale legislatura conseguente alle leggi 600/73 e 917/86.
All. Libro “PARLIAMO DI TASSE CON L’ART. 53 DELLA COSTITUZIONE) e altri documenti relativi al contenuto del libro.
Per le associazioni e tutti i loro soci e aderenti:
Baldini Roberta E.MAIL: circoloandreoni@email.it
Caini Roberto
Gesualdi Michele
Torelli Roberto
Ceretti Serena

venerdì 11 gennaio 2008

ASSEMBLEA COSTITUENTE 23 MAGGIO 1947

DISCUSSIONE PER APPROVARE L’ARTICOLO 53 DELLA COSTITUZIONE

On.le SCOCA, relatore, “il nostro sistema tributario è informato, nelle sue linee fondamentali, al criterio della proporzionalità. Se pensiamo che la massima parte del gettito della imposta diretta, è dato ancora oggi dalle tre imposte classiche sui terreni, sui fabbricati e sulla ricchezza mobile, che sono a base oggettiva o reale e ad aliquota costante, mentre comparativamente assai scarso è il gettito della complementare sul reddito globale, che è a base personale e ad aliquota progressiva, abbiamo la riprova più convincente che lo stesso sistema delle imposte dirette si impernia sulla proporzionalità.
Se poi consideriamo che più dei tributi diretti rendono i tributi indiretti e questi attuano una progressione a rovescio, in quanto, essendo stabiliti prevalentemente sui consumi, gravano maggiormente sulle classi meno abbienti, si vede come in effetti la distribuzione del carico tributario avvenga non già in modo progressivo e neppure in misura proporzionale, ma in senso regressivo. Il che costituisce una grave ingiustizia sociale, che va eliminata, con una meditata e seria riforma tributaria.
Con l’alleggerire la pressione delle imposte proporzionali, che colpiscono separatamente le varie specie di redditi, avremo margine per colpire unitariamente e progressivamente il reddito globale.
Per tal modo si potrà informare il nostro sistema fiscale al criterio della progressività”.

giovedì 10 gennaio 2008

Problema rifiuti a Napoli


Il problema della spazzatura a Napoli, come ben sapete, non ha certo bisogno di essere presentato. Pubblichiamo in questa sede un articolo di Salvo Sapio dal blog di un cittadino napoletano (http://pasqualeorlando.blogspot.com/) direttamente coinvolto in questa drammatica situazione e all'interno del quale potete trovare altre interessanti notizie sull'argomento.

Le parole centrali sono tre: riciclaggio, sicurezza e potenzialità. Paul Hans Brunner è uno dei massimi esperti mondiali nel settore della gestione dei rifiuti. Docente all’università di Vienna, per le sue ricerche ha ricevuto riconoscimenti internazionali, quali quello del Waste to Energy Technology Council degli Stati Uniti. Il 15 il professor Brunner sarà a Napoli, ospite della Federico II, per spiegare come trasformare l’emergenza in opportunità. Partendo, appunto, da tre principi: ricliclare i materiali, mettere in sicurezza le discariche, utilizzare al massimo le potenzialità dei rifiuti per produrre energia. In primo luogo il riciclaggio. «Nel secolo scorso la quantità di materiale che è stato possibile riciclare in tutti i settori (residenziale, commerciale, industriale, commerciale ed agricolo) è aumentato enormemente e non vi sono ancora segni che questa tendenza cambierà nel prossimo futuro». Ma le discariche sono ancora necessarie a fronte di un alto tasso di riciclaggio? «Il riciclaggio può deviare un’importante frazione del totale del flusso di rifiuti e risultare utile per beni di consumo. Tuttavia, a causa di motivi economici e energetici, il totale riciclaggio dei rifiuti non è fattibile. Così è necessario collocare grandi quantità di rifiuti in un luogo sicuro». In tutte le zone dove si ipotizza la collocazione di una discarica scoppiano proteste della popolazione. «Gli obiettivi della gestione dei rifiuti comprendono la protezione delle persone e dell’ambiente, la conservazione delle risorse come l’energia, i materiali e la terra. Fondamentale è la messa in sicurezza delle discariche per principio di precauzione. Dal momento che i rifiuti sono contemporaneamente vettori di pericolo e preziosi materiali, la gestione dei rifiuti gioca un ruolo fondamentale nella tutela dell’ambiente e la conservazione delle risorse». Ci sono sistemi per azzerare i rischi? «In economie in cui i servizi hanno un ruolo predominante, i rifiuti non pericolosi sono vettori di sostanze pericolose più ancora dei rifiuti pericolosi. Questo per il minor livello di precauzioni preso. Pertanto, se i rischi derivanti da sostanze pericolose devono essere ridotti al minimo, la sicurezza ambientale di gestione di rifiuti non pericolosi, in particolare di rifiuti solidi urbani, è di fondamentale importanza». Quindi? «Il trattamento termico è una strada praticabile per molti processi di rifiuti pericolosi e non. Ci sono diversi processi termici disponibili per il trattamento di materiali di scarto; ognuno ha i suoi vantaggi e svantaggi specifici». E il rischio di emissioni? «Studi sull’andamento dei moderni processi termici mostrano che le emissioni degli inceneritori possono essere molto inferiori a quelli più avanzati standard. Se l’attuale tecnologia di controllo sull’inquinamento atmosferico è applicata, i flussi di metalli pesanti e sostanze organiche da inceneritori sono insignificanti in confronto ad altre fonti di emissione». Una soluzione che esaurisce il problema? «Il problema successivo è che cosa fare con il risultato di incenerimento e di filtro dei residui. Risultati di analisi del flusso di materiale mettono in risalto il grande potenziale per il futuro riutilizzo. Da indagini a lungo termine sui diversi scenari sembra possibile che alcuni materiali, come i metalli volatili, possono essere riciclati in modo efficiente da processi termici. È necessario sviluppare nuove strategie di gestione dei rifiuti come il recupero di energia unito al recupero di materiali».

mercoledì 9 gennaio 2008

Per un fisco costituzionale

Dopo la pausa natalizia e di fine anno terzo appuntamento della rubrica "Per un fisco costituzionale". In questo numero l'esempio di un'imposta rovesciata (On. SCOCA Assemblea Costituente 23 maggio 1947)

Se guadagnate 1000 euro con una trattenuta IRPEF con aliquota al 23% pari a euro 230 ve ne rimane 770.
Ma se dovete pagare l'affitto, la luce, i pasti, la benzina, il riscaldamento, l'acqua, il gas ecc., ecc., quel 23% (230 euro) in meno andrà a pesare su quei 300/400 euro residui (il risparmio), diventando in realtà una imposizione IRPEF di circa il 50% su ciò di cui potete disporre in concreto.

I dotti e l'attuale sistema fiscale (legge 917/86) giustificano le disuguaglianze anticostituzionali così!

Secondo i "Dotti" le evidenziate disuguaglianze anticostituzionali sono "giustificate" PER SEMPLIFICARE IL SISTEMA E LA CONTABILITA'!!!

(FORSE PENSANO CHE I CITTADINI NON SAPPIANO FARE SOMME E SOTTRAZIONI RIGUARDANTI LE LORO ENTRATE E LE LORO USCITE E CALCOLARE LA LORO DIFFERENZA?).

COME NON VEDERE CHE LE
"GIUSTIFICAZIONI DEI DOTTI"
DANNEGGIANO I REDDITI MEDIO/BASSI?
CHE L'IMPOSIZIONE SUI CONSUMI (IVA) SI ABBATTE
PESANTEMENTE SU CHI SPENDE IL SUO REDDITO
SOLO PER VIVERE??
I NOSTRI COSTITUENTI CONSIDERAVANO TALE
SITUAZIONE UNA GRAVE INGIUSTIZIA,
VOLEVANO ELIMINARLA IN SEDE DI CALCOLO DEL REDDITO GLOBALE PERSONALE RENDENDO PROGRESSIVI
TUTTI I SINGOLI TRIBUTI DIRETTI E INDIRETTI.
(cioè quelli sui consumi, beni e servizi)
.

Intercettazione telefonica Vespa-Sottile



Così prepara il "più grande" giornalista della Rai, la sua trasmissione di informazione: Porta a porta.
Ricordiamo che i dipendenti della Rai sono pagati con i nostri soldi (canone di abbonamento).

martedì 8 gennaio 2008

Da "Lettera ad una professoressa" di Don Lorenzo Milani

"Il fatto è che la vostra scuola è nata male. E' nata nel 1859. Un re voleva allargare i possessi della sua famiglia. Cominciò i preparativi per la guerra. Per prima cosa mise al governo un generale. Poi mandò in vacanza i deputati. Poi chiamò un conte e gli fece scrivere la legge sulla pubblica istruzione.
La storia è quella che ne ha più risentito. In genere non è storia. E' un raccontino fatto dal vincitore al contadino. L'Italia centro del mondo. I vinti tutti cattivi. I vincitori tutti buoni. Si parla solo di re, di generali, di stupide guerre tra fazioni. Le sofferenze e le lotte dei lavoratori o ignorate o messe nel cantuccio. Un'altra materia che non fate è educazione civica. Qualche profesore si difende dicendo che la insegna dentro altre materie. Se fosse vero sarebbe bello. Allora se sa questo sistema, che è quello giusto, perchè non fa tute le materie così in un edificio ben connesso dove tutto si fonde e ritrova? Dite piuttosto che è una materia che non conoscete."

Omaggio ai Led Zeppelin. Stairway to heaven

lunedì 7 gennaio 2008

La fine della lingua italiana

Domenica 06-01-08 la rubrica settimanale di Radio Radicale, Democrazia Linguistica, riproponeva un interessante intervento del prof. Claudio Giovanardi dove si esprimeva la preoccupazione per un dato di fatto importante: l'aumento dell'uso e del numero di neologismi stranieri nella lingua italiana. Il punto di partenza è l'analisi di un opuscolo di Sabatini-Coletti, parole in prova, in cui si discute di quali neologismi inserire nella nuova edizione del vocabolario omonimo. Questo opouscolo in particolare individua 301 termini, 130 dei quali derivati dalla lingua italiana. Ben 171 di questi 301 termini sono di origine straniera, 165 dei quali di derivazione inglese. La tendenza, sarebbe dunque quella di un sempre maggiore uso di termini stranieri a scapito di quelli italiani e le previsioni a lungo termine per la nostra lingua non sono certo rosee.
In psicologia, ma anche in altre discipline come l'antropologia, pensiero, cultura e linguaggio sono considerati strettamente interdipendenti. In particolar modo la diversità culturale, si esprime principalmente in una diversità nell'attribuzione di significati alla realtà ed il mezzo principale attraverso cui i significati sono espressi, generati e tramandati è ovviamente il linguaggio. Andare verso l'adozione di una forma espressiva sempre più omogenea, da una parte favorisce la comunicazione su scala globale, ma dall'altra c'è il rischio di una perdita di "microespressioni" culturali di enorme valore.

"Il futuro è aperto e dipende da noi"

Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte.
Ciò significa per noi una grande responsabilità che diventa ancor più grande quando diveniamo consapevoli di questa verità: che non sappiamo niente, o meglio, che sappiamo tanto poco da essere autorizzati a definire questo poco come un "niente", perché è nulla in confronto a ciò che noi tutti dovremmo sapere per prendere le decisioni giuste.



da KARL POPPER, La lezione di questo secolo. Intervista sul '900 con Giancarlo Bosetti, Venezia, Marsilio Editori, 2003, [1994].

domenica 6 gennaio 2008

Lezioni di giornalismo a Roma

Da Internazionale.it

Sette appuntamenti con i grandi nomi del giornalismo internazionale. Sette lezioni per conoscere il mestiere dell'inviato, il metodo dell'inchiesta, le tecniche di scrittura, il mondo delle redazioni, direttamente dai protagonisti delle maggiori testate mondiali.

Per chi fosse interessato maggiori informazioni sono reperibili al seguente indirizzo: http://internazionale.it/lezionidigiornalismo/

Poesia sulla "Befana" di Giovanni Pascoli


Pubblichiamo una poesia sulla befana di Giovanni Pascoli dal blog http://thebrokenmirror.splinder.com/


Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.

Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.

E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.

Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?

Guarda e guarda...tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda...ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.

Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?

Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.

La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.

E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?

Guarda e guarda... tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti...

E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila...

Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.

La Befana vede e sente.

La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sull’aspro monte.



di Giovanni Pascoli

Intervista doppia Fassino-Gasparri.

sabato 5 gennaio 2008

Il coraggio di vomitare

Siamo circondati costantemente da eventi disgustosi, trash e violentemente banali. Dai reality show alla politica siamo di fronte a dei fenomeni di gravità e indecenza talmente grandi che la cosa più sorprendente è la non reazione che tutto ciò provoca nella gente comune (e non). Si accetta tutto questo come se fosse la manifestazione di cose ineluttabili, troppo potenti e protette per essere combattute. Non si vede probabilmente un nesso tra alcuni apparentemente innocui programmi televisivi e un degrado ormai sotto gli occhi di tutti.
Maria De Filippi da anni è autrice di falsi (su molte storie percepisce addirittura i diritti d'autore) programmi altamente pericolosi. Osservate questi video:

http://www.youtube.com/watch?v=XRNyFXI6jBM

http://www.youtube.com/watch?v=5ShVyTZHus0

http://www.youtube.com/watch?v=kytiKxHPzQA (questo è veramente eccezionale!!!)

Quotidianamente questa roba tiene incollati milioni di spettatori e non è possibile pensare che tutto questo non lasci alcuna traccia. Ovviamente non c'è solo la De Filippi. La televisione di stato non è da meno. Ricordate il diverbio Zequila-Pappalardo? O Quel bel programmino chiamato l'isola dei famosi? O la De Filippi della Rai Deusanio? Insomma il punto centrale è: come possiamo tollerare tutto questo? Non è possibile dire che in fondo questa è televisione "leggera" da dare in pasto a chi non ha niente da fare o vuole svagarsi senza pensare a niente perchè questa televisione è dannosa e non reagire di fronte a questo è ancora più pericoloso. Dobbiamo avere il coraggio di vomitare e rigettare tutto questo, non subirlo passivamente, rendersi conto di come certi valori vengano sbeffeggiati e annientati, di come certi personaggi da quattro soldi siano elevati a miti da inseguire e imitare per avere successo. Possibile che due persone come Anna Maria Franzoni e Azuz Marzouk siano divenute celebri a seguito dell'omicidio dei loro figli (nonchè della moglie per il secondo)? Chi aveva mai sentito parlare così tanto di Lapo Elkann prima della sua overdose tra trans? Perchè Corona va a fare serate in discoteca? Che razza di esempi sono?
Cosa saremo in grado di accettare senza reagire in futuro?
Concludo con un invito a vomitare anche di fronte a quelle stupide suonerie per cellulari.

giovedì 3 gennaio 2008

L'età delle tenebre


Pochi altri film riescono a rappresentare la realtà odierna meglio di questo capolavoro del regista canadese Denis Arcand. Non è solo un film ben riuscito, è anche un'attenta analisi della nostra società dove cinismo, tristezza, solitudine, disgregazione, comicità e surrealismo sono perfettamente bilanciati in una riflessione che trova in veste artistica una potente forza espressiva.

Denys Arcand colpisce ancora. Come se Il declino dell’impero americano (1986) non fosse bastato allo scopo, come se Le invasioni barbariche (2003) da lui osservate con legittimo sgomento non avessero travolto ogni restante utopia, esaurendo persino le scorte di fiele e disillusione, riecco lo sguardo pungente del moralista. Un moralista costantemente amareggiato che con ironia si fa beffe del politically correct e dei luoghi comuni sostenuti dal pensiero dominante, ma senza rinunciare ad un certo afflato sentimentale.L’alter ego scenico del regista canadese si chiama in questo caso Jean Marc (ed è interpretato da un attonito Marc Lebreche, perfetto nel ruolo). Abita un mondo asettico, falso, nel quale svolge un lavoro insignificante che solo sulla carta può essere messo in relazione con ideali di solidarietà, mentre nella prassi non rappresenta altro che un anello arrugginito, nella catena di montaggio dell’assistenzialismo improduttivo. Tempi moderni. Visti da Arcand, sono il regno dell’ipocrisia e dell’imbarbarimento collettivo, lo si poteva chiamare impero americano ma forse è più giusto definirlo oggi impero globale. Il sesso, di cui altri maestri del cinema (Oshima, Pasolini, Bunuel) hanno colto alla perfezione il nesso forte e imprescindibile con l’inquadramento politico e sociale, diventa per Arcand un termometro ideale del disagio vissuto dal protagonista, costretto a rifugiarsi in improbabili sogni erotici per distogliere lo sguardo dal fallimento della propria vita privata. Chissà, qualcuno anche adesso si potrebbe scandalizzare di fronte agli atteggiamenti da erotomane di Jean-Marc, magari qualche femminista post-datata pervenuta ormai allo stato fossile, eppure quel che dovrebbe seriamente far preoccupare è il clima algido, impersonale, biecamente opportunista, colto sarcasticamente da Arcand nei rapporti inter-personali, in quelli famigliari, e specialmente in quelli che investono la sfera della sessualità. Dalla reazione scomposta di Jean-Marc emerge così il totale disorientamento dell’intellettuale moderno stanco, insoddisfatto e privato del proprio ruolo, in un mondo dominato dalle impalcature di un capitalismo sempre più fatiscente e dai relitti di ideologie alla deriva.Ammettiamolo, l’incipit de L’Âge des ténèbres lascia in qualche misura perplessi; e la sfiancante carrellata di incontri che servono a delineare le coordinate esistenziali del protagonista, con l’accumulo forzato di battute, di segni posti a marcare l’insofferenza di Jean-Marc verso tutto e tutti, presta il fianco a qualche caduta di umorismo. L’impressione è però quella di assistere ad un vero e proprio crescendo, conseguentemente ad una sceneggiatura che solo in un secondo momento depone l’eccessiva verbosità in favore della sintesi, da cui il sollievo di alcuni bozzetti memorabili; su tutti lo sprofondare di Jean-Marc sbigottito ed esausto in un finto scenario medioevale, gioco di ruolo all’aria aperta creato da gente annoiata e probabilmente un bel po’ frustrata, cui regista guarda con aria divertita ma senza risparmiare qualche uscita al vetriolo. L’allusione regna sovrana: ad Arcand pare naturale, in un mondo sottoposto a spinte tanto regressive, che a venire idealizzato sia proprio il Medio Evo, con castità incorporata!
(di Stefano Coccia, dal sito "gli spietati.it")

Andate a vedere questo film, non ve ne pentirete...

martedì 1 gennaio 2008

Tanti auguri per un sereno 2008 e per un nuovo anno di maggiore impegno civico!!!


DemosAgorà vi augura un 2008 pieno di serenità, ma anche di impegno e di maggiore senso civico. Niente è impossibile e specialmente da giovani dobbiamo avere speranza, altrimenti se non ora quando? Vedo in generale poca fiducia nel futuro. E' vero il nostro futuro è incerto. Ma allora cerchiamo di unirci insieme per fare sì che sia più certo. Coraggio! Che il 2008 sia anche pieno di speranza e di fiducia nella possibilità di realizzarci un futuro più bello.

Per contattarci scriveteci all'indirizzo mail: demosagora@yahoo.it

Il 2008? Facciamo sì che sia l'anno dei giovani. Auguri di buon anno da DemosAgorà!

“Il 2008 può essere l'anno di svolta per i giovani”. Lo dice il professore dell'Università Bocconi Tito Boeri in un articolo pubblicato su “L'Espresso”, di cui potete leggere alcune parti nel post pubblicato immediatamente prima di questo. Possiamo, anzi dobbiamo impegnarci insieme per fare sì che lo sia veramente. Io ho una grande fiducia e credo che nonostante il progetto possa sembrare e forse essere difficile da realizzare, in realtà la sua riuscita dipende semplicemente dalla nostra volontà. Dipende da quanto vogliamo noi in prima persona essere protagonisti del nostro futuro, o lasciare che siano altri a decidere per noi. Ma chi possono essere questi altri in grado di garantirci un futuro migliore? I politici forse? O magari i sindacati? Un bel libro pubblicato da due giornalisti del “Corriere della Sera”, Rizzo e Stella, sintetizza il problema in una parola: casta. Noi giovani non possiamo che costruirci da soli il nostro futuro. E' difficile pensare che classi dirigenti vecchie e chiuse appunto in sistemi di casta possano rappresentare una soluzione. Noi di DemosAgorà siamo un gruppo di giovani. Come trovate scritto nella sezione “Chi siamo” posta sulla sinistra del nostro blog, siamo un gruppo di studenti dell'Università di Firenze. Non abbiamo la pretesa di isolarci con superbia né tanto meno di proporci come l'unica o la migliore delle soluzioni possibili. Ci siamo costituiti per manifestare i nostri pensieri e quello che vorremmo fare. Allora se ci sono dei giovani che hanno voglia di far sentire la loro voce e di iniziare fin da ora a preoccuparsi per il proprio futuro, a spendere parte del proprio tempo in vista di quello che saremo o potremo essere, la nostra è un'associazione che può rispondere a questa volontà. Ma non ci siamo sicuramente solo noi a pensarla a questo modo. Tante altre associazioni, pure formate da giovani, la pensano così e lavorano per un futuro migliore. Pensiamo ai giovani di Locri. Il discorso che faccio è ancora certamente vago, ma non può che essere tale in quanto ci troviamo di fronte ad un punto di partenza. Possiamo dire: “Lavori in corso”. Stiamo costruendo le fondamenta. Il 2008 può essere, se lo vogliamo, il nostro anno, l'anno della nostra svolta, l'anno del risveglio dei giovani. Vogliamo un cambio generazionale della nostra classe dirigente? Se sì, sta a noi impegnarci perché questo avvenga. Spesso ci lamentiamo della nostra situazione, dell'incertezza che in questo momento caratterizza il nostro futuro. Noi non conosciamo quale sarà il nostro domani. Se lo vogliamo conoscere noi in primis dobbiamo con coraggio dedicarci ai nostri interessi di cittadini. Chi altro può farlo?

Ora come abbiamo annunciato in un altro post in precedenza ci stiamo occupando insieme al Circolo R.Andreoni e al prezioso aiuto di Roberto Innocenti Torelli del tema Costituzione e tasse, e quindi in particolare dell'articolo 53 della Costituzione italiana.
La Costituzione compie quest'anno sessanta anni. Non vogliamo - come dice nei documenti che ha prodotto sull'argomento il circolo R.Andreoni – semplicemente celebrare l'avvenimento, ma lavorare perché la Costituzione venga attuata. Molte leggi fatte dallo Stato hanno disatteso e continuano tutt'oggi a disattendere i principi che avevano indicato i nostri Padri Costituenti. Basta andare sul sito della Corte Costituzionale e dare una letta alle sentenze da essa pronunciate per farsi un'idea di quante volte sia dovuta intervenire per dichiarare incostituzionali delle leggi realizzate dal governo. Basti pensare alle diverse leggi realizzate per regolare il sistema televisivo italiano. Su tutte quelle realizzate la Corte Costituzionale ha sempre espresso pareri negativi. La Corte riscontrava e riscontra in queste leggi disattese per gli articoli 3 ma in particolare per l'articolo 21 della nostra Costituzione.

IL 2008: CHE SIA UN ANNO DI SVOLTA PER I GIOVANI!

Riportiamo alcuni pezzi dell'articolo pubblicato da Tito Boeri - docente della Bocconi e autore, con Vincenzo Galasso, del libro “Contro i giovani. Come l'Italia sta tradendo le nuove generazioni”, Mondadori – su “L'Espresso” del 3 gennaio 2008.

Potrebbe anche essere un anno di svolta, il 2008, per i giovani. Ma BISOGNA CHE PRENDANO IN MANO IL LORO FUTURO, non permettendo a nessuno di dire che i vent'anni sono l'età più bella della vita. Per IMPORRE AL CENTRO DELL'ATTENZIONE I LORO PROBLEMI I GIOVANI POSSONO CHIEDERE CHE SI SAPPIA DI PIU' SULLA LORO CONDIZIONE. Soprattutto nel loro caso INFORMARE significa già riformare. [...]
Bene allora che I GIOVANI NEL 2008 PRENDANO IL LORO FUTURO IN MANO, NON DELEGANDO AD ALTRI LE SCELTE CHE LI RIGUARDANO. Come quarant'anni fa (il riferimento è ai “moti” studenteschi del 1968 n.d.r.) potrebbero partire proprio dai luoghi in cui è più facile organizzarsi, DALLA SCUOLA e DALL'UNIVERSITA'. Ogni anno ci sono un paio di settimane in cui gli studenti occupano le scuole o fanno le autogestioni. Ma si parla di tutto tranne che dei problemi della scuola secondaria!!! Ci si dimentica così del fatto che oggi in Italia solo un terzo della popolazione abbia un'istruzione secondaria superiore mentre altrove in Europa la percentuale di diplomati supera il 50 per cento. Un paese avanzato non può reggersi solo sull'istruzione primaria. [...]
I giovani che vogliono prendere in mano il loro futuro potrebbero perciò nel 2008 dare a tutti un messaggio molto diverso da quello delle lobby che oggi, pur di far sentire la loro voce, prendono in ostaggio i cittadini, con scioperi selvaggi e attacchi preventivi a chiunque propone di introdurre maggiore concorrenza nei campi da loro presidiati. I GIOVANI NEL 2008 POTREBBERO CHIEDERE SOPRATTUTTO DI FAR SAPERE A TUTTI CHE COSA LI ATTENDE, QUANTO VALE LA SCUOLA, L'UNIVERSITA' E LA PENSIONE CHE RICEVERANNO!!! Informazioni essenziali nella vita futura!!!
E CHISSA' CHE NON SERVANO ANCHE AD APRIRE GLI OCCHI AI LORO GENITORI! Questi si illudono di poter garantire un futuro migliore ai propri figli solo mettendo loro a disposizione risorse all'interno della famiglia. Non capiscono che L'UNICO MODO DI AIUTARE DAVVERO I FIGLI CONSISTE NELL'AIUTARE ANCHE I FIGLI DEGLI ALTRI, DEDICANDO PIU' ATTENZIONE AI PROBLEMI PUBBLICI DEI GIOVANI, ALLA SCUOLA, ALL'UNIVERSITA', AL MERCATO DEL LAVORO, ALLA PREVIDENZA!!!


Abbiamo fatto alcune modifiche formali al testo: punti esclamativi e ingrandimenti sono di nostra aggiunta.