giovedì 19 febbraio 2009

martedì 17 febbraio 2009

lunedì 16 febbraio 2009

venerdì 13 febbraio 2009



Liberacittadinanza organizza un incontro nazionale a Firenze, sabato 14 febbraio, al Cinema Puccini, via delle Cascine 41.

Qui interverranno, a partire dalle ore 11:Marco Travaglio, Bruno Tinti, Luigi De Magistris, Maria Luisa Busi, Carlo Vulpio, Paolo Flores d’Arcais, Pancho Pardi, Eric Jozsef, Raffaele Palumbo

L'ingresso è libero e aperto a tutti i cittadini interessati a partecipare e discutere.

giovedì 12 febbraio 2009

«La Costituzione non si cambia» parola di... Umberto Bossi


Farà un po' strano - ma tutto sommato neanche tanto - ma il leader della Lega Nord Umberto Bossi è intervenuto nel dibattito che vede di fronte Berlusconi e il presidente della Repubblica Napolitano, per difendere la Costituzione. Ultimamente a destra siamo abituati a vedere posizioni che evidenziano un notevole e sorprendente cambiamento ideologico, da parte di personalità influenti come il Presidente della Camera Fini e quasi un avvicinamento ad un pensiero più di sinistra, costituzionalista, antifascista, che non dell'area politica cui appartengono. E ben vengano queste dichiarazioni dato che a "sinistra" se una sinistra c'è - in realtà sembra di no - su quali siano i valori da difendere si fa una certa confusione. Allora che a destra qualcuno inizi a fare un po' la parte della sinistra fa piacere. Delude invece che a sinistra si dorma sugli allori. Ci si culli e ci si elogi di fronte a una lettera ricevuta da Veltroni dal presidente degli Usa Obama, e di fatto si dorma profondamente quando si tratta di pensare ai problemi dell'Italia. Poi ci si domanda perché il 60% e oltre degli italiani finisca per votare Berlusconi. O la sinistra si sveglia e si ricorda quali sono i suoi valori, si riavvicina ai problemi sociali della gente, oppure difficilmente potrà ritornare a governare il Paese. Riecheggiano le parole pronunziate in Piazza Navona da Nanni Moretti. E la sua profezia pare avverarsi. La gente è stufa di essere continuamente delusa, alla fine fa i suoi conti e sceglie. E stavolta sembra buia anche la via dell'alternanza. Se la sinistra non sarà capace di tornare tale, prenderà delle belle bastonate anche alle prossime elezioni politiche. Al momento perciò Berlusconi può stare tranquillo. Almeno finché l'opposizione, continuerà a essere solo un'ombra, e non dimostrerà di sapersi differenziare dal Cavaliere. Per ora vediamo solamente deplorevoli linee "inciuciste".
Rimane il fatto che non solo la Costituzione non si cambia come dice Bossi. La Costituzione va anche attuata. Al momento rimane solo come un insieme di leggi scritte in un foglio, di cui si ha scarsa conoscenza, di cui si parla poco o nulla nelle scuole, e che soprattutto non viene seguita dai legislatori, ma continuamente ignorata e calpestata. Nella Costituzione ci sono i nostri diritti e doveri scritti in maniera chiara e inequivocabile. E' importante conoscerli per non essere fregati.

mercoledì 11 febbraio 2009

Breve riflessione sulla relazione fra democrazia e razza, intesa in senso "soft", a partire da Luciano Canfora

E' estremamente interessante e strettamente attuale la riflessione effettuata da Luciano Canfora, nel suo libro "La democrazia", riguardo alla relazione fra il concetto di razza inteso in senso "soft" e quello di democrazia. Egli parte nella sua analisi dall'atteggiamento che i Greci del tempo di Eschilo e di Demostene mostravano verso i Persiani, loro nemici politici. Era diffusa nella Grecia di quel tempo una propaganda volta ad affermare un pregiudizio di superiorità del popolo greco su quello persiano. Come? Mettendo in contrapposizione la Grecia, considerata nella campagna propagandistica intellettuale del tempo come la nazione democratica, libera e occidentale o europea, con la Persia, che per i Greci significava l'Oriente o l'Asia e al tempo stesso la schiavitù. Si può vedere sostiene Canfora, in questa propaganda greca, un confronto con la realtà attuale. Il riferimento nella citazione non è esplicito, ma si riconosce chiaramente l'allusione alla politica estera adottata di recente dagli Stati Uniti d'America: "L'idea che l'ordinamento politico - sostiene Canfora - detto 'democratico' fosse legato strettamente ad un fattore che è disgustoso definire razziale, ma che esattamente così è stato presentato, era convincimento diffuso nell'Occidente euro-atlantico, e forse è tutt'ora alla base delle iniziative a carattere imperiale offerte da ultimo all'opinione pubblica sotto la sconcertante formula 'portare la democrazia'". E' alquanto evidente in questa formulazione l'idea propagandistica di dimostrare la superiorità di un certo modello politico su un altro e, quindi, di una nazione su un'altra. Di giustificare la propria azione di guerra contro un altro popolo, come un'azione volta a migliorare quest'ultimo, a portargli qualcosa di buono e superiore, come per esempio la democrazia. Già il fatto però di portare e imporre di fatto la democrazia a un altro popolo è in palese contraddizione con il significato stesso di democrazia: ovvero il governo del popolo. La democrazia non dovrebbe essere imposta. E' il popolo che fa la democrazia, come conferma la frase di Popper: "La democrazia è la possibilità dei governati di controllare i governanti".

martedì 10 febbraio 2009

PER NON DIMENTICARE

Nel giorno del ricordo dei morti nelle foibe, vi proponiamo la pagina di "La Storia siamo noi" dove potete trovare filmati e documenti molto interessanti sul tema.

La Storia siamo noi - Storia delle foibe

Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.

La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.
Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza. La sinistra italiana li ignora: non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell’URSS, in cui si è realizzato il sogno del socialismo reale. La vicinanza ideologica con Tito è, del resto, la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati. Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l’argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati “cittadini di serie B”, e non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d’altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica sono state annesse al Reich tedesco.
Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta “perché, ricorda ancora Sabbatucci, è stata ignorata per molto tempo”. Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha dedicato la giornata del ricordo ai morti nelle foibe. Inizia oggi l’elaborazione di una delle pagine più angoscianti della nostra storia.

lunedì 9 febbraio 2009

Non è un paese per giovani - Puntata sulla raccolta differenziata.


Torna "Non è un paese per giovani" con una puntata dedicata alla raccolta differenziata. Abbiamo anche telefonato alcuni cittadini... Sentite cosa ci hanno risposto!

Clicca qui!!!

lunedì 2 febbraio 2009

Il mondo della tossicodipendenza raccontato da un giovane di 18 anni che l'ha vissuto in prima persona


Torniamo a scrivere e lo facciamo andando ad occuparci di un tema delicato e, importante da conoscere: quello della tossicodipendenza. Oggi il problema della dipendenza da sostanze è diffuso e riguarda, purtroppo, molti giovani. La domanda che sorge spontanea di fronte alla questione è la seguente: come fa un giovane ad entrare nel mondo della "droga"? Perché inizia a fare uso di sostanze stupefacenti? La risposta a questo e ad altri quesiti ci è stata fornita dalla testimonianza che abbiamo raccolto di un giovane ragazzo di diciotto anni, entrato nel problema della dipendenza da sostanze e poi uscitone grazie a un programma di cura seguito presso l'associazione "I CARE" del Centro Solidarietà di Arezzo (CSA). Queste sono le domande che gli abbiamo posto e di seguito le sue risposte.

Qual è la tua serata tipo quando esci con gli amici?
Di solito andiamo in un pub o a ballare.
Cosa fate?
Quando siamo al pub beviamo in compagnia. Se accade che uno prende una bevanda analcolica spesso viene sbeffeggiato dagli altri.
Ci sono anche ragazzi che fanno uso di sostanze?
Dipende. Ci sono dei ragazzi che cercano lo sballo e altri che non lo cercano.
Quelli che cercano lo sballo perché arrivano a fare uso di sostanze?
Di solito lo fanno per divertirsi. Perché le serate sono sempre le stesse e per fugare la noia e la ripetitività si fanno un tiro. All'inizio sembra un gioco. Poi non lo è più.
Che tipo di sostanze prendono?
Cocaina, canne. La cocaina ormai è accessibile a tutti. Prima era la droga dei ricchi. Ora non lo è più.
Tra cocaina e canne quali sostanze si usano di più?
Chi va a ballare usa più la cocaina. Chi sta al pub usa le canne. Comunque dipende da cosa uno vuole fare.
A quale età si inizia a fare uso di sostanze?
La persona più giovane che ho visto iniziare a fare uso di cocaina aveva 14 anni. Per quanto riguarda le canne ci sono ragazzi che iniziano anche a 13 anni.
Sono più i ragazzi a farne uso o le ragazze?
I ragazzi. Ma la distanza si sta assottigliando. Ci sono anche molte ragazze che fanno uso di sostanze.
Come ci si avvicina alle sostanze?
Ci sono ragazzi che si avvicinano per gioco, altri perché hanno difficoltà a relazionarsi con il mondo.
Chi prende una sostanza è cosciente di ciò a cui va incontro?
Di solito non sai con precisione cosa prendi e c'è anche l'atteggiamento di sminuire quello che prendi. Il problema che si pongono i ragazzi è quanto dura l'effetto della sostanza, perché poi devono rientrare a casa dai genitori. Non si pensa più di tanto al fatto che uno possa rimanerci e non tornare più a casa. Perché comunque quando prendi la sostanza non pensi che succeda proprio a te.
Tra amici parlate di sostanze?
Tra di noi parliamo di quale sostanza è più buona, dei vari tipi di sostanze, degli effetti che danno.
Non parlate tra ragazzi della tossicodipendenza come problema?
Ne parliamo, ma sempre con amici fidati.
E vi sapete aiutare tra di voi?
A volte sì, e a volte no.
Se vedi un ragazzo che sta male provi ad aiutarlo?
Lì per lì quando sì è appena sfondato non riesci ad aiutarlo, perché è sotto gli effetti della sostanza e non ti ascolta.
Il giorno dopo?
Il giorno dopo vorresti dirgli di fare attenzione, che fa male. Ma nella vita di oggi ognuno ha i suoi problemi. Nessuno mette la faccia per quella degli altri.
Come vedi il tuo futuro e quello dei tuoi coetanei? Pensate mai a quello che vorreste fare?
Oggi pochi ragazzi pensano al futuro. Non c'è più la mentalità di pensare a quello che uno farà domani. I ragazzi di oggi per lo più vivono alla giornata.