sabato 13 giugno 2009

ABOLIAMO IL TERMINE "CLANDESTINO"!

12/06/2009.

Il senso del termine clandestino è troppo vicino a quello di latitante, che indica chi si nasconde per sfuggire ad un’azione giudiziaria intrapresa nei suoi confronti.

Perciò oggi, in tempo di continue migrazioni connesse ad una crisi economica mondiale, è moralmente ripugnante l’uso di quel termine che, travisando la verità, esprime condanna e biasimo per tante persone già avvilite dal bisogno, vittime di sfruttamento colonialistico, o travolte dalla valanga spietata d’un capitalismo amorale. Sono uomini che cercano di scampare la miseria strisciando nei cunicoli delle fogne; che si rannicchiano nei bagagliai dei veicoli; che si nascondono nelle stive tra le merci; che portano con sé solo ricordi e speranze; che sopravvivono lavorando in nero, e riparandosi in casolari fatiscenti.

Riflettiamo sul doloroso dramma dell’emigrazione: un fenomeno che tocca tutti, da che mondo è mondo; che ha colpito tanti popoli, tante generazioni, e tanti nostri antenati.

A questo proposito, su “Famiglia Cristiana” del 5 aprile 2009, si legge: «Chi emigra non lo fa a cuor leggero: sono vite gettate con violenza nel ciclone della storia; approdano da noi dopo aver tanto sofferto per fame, guerra e persecuzioni».

Riflettiamo dunque sulle tristi ragioni di questo doloroso fenomeno di cui tutti, chi più chi meno, dovremmo sentirci politicamente responsabili.

Poi, ascoltando la voce della nostra coscienza, potremmo anche essere portati ad abbracciare amorevolmente quegli uomini che, cristianamente parlando, costituiscono comunque il nostro prossimo.

Poi, ascoltando la voce della nostra coscienza, potremmo anche raggiungere il convincimento che quegli uomini abbiano pieno diritto ad una pronta accoglienza di fraterna solidarietà, che li restituisca ad una vita dignitosa.

Ma ora, intanto, evitiamo d’attaccare vilmente, con termini impropri, uomini già trafitti dalla sorte. Chiamiamoli sinistrati, o perseguitati, o magari rifugiati; ma cerchiamo decisamente di abolire, per loro, l’uso del vocabolo “clandestino”!

Scritto da Andrea Leccese e pubblicato sul sito www.infinitoedizioni.it

venerdì 12 giugno 2009

Un'oasi di speranza per il nostro Paese

Nata a Roma il 10 novembre del 1970, di professione avvocato, è attualmente residente a Udine dov'è Segretaria comunale del Partito democratico. Porta la frangetta, ha riportato un grandissimo risultato alle elezioni europee nelle circoscrizioni dove era candidata, battendo in molti casi lo stesso Berlusconi. Ha in Aldo Moro e in Erlico Berlinguer i suoi due modelli di riferimento. E' schietta e coraggiosa al punto da dire in faccia al suo stesso segretario di partito, Franceschini tutto quello che pensa debba fare il Pd per migliorarsi, e dove abbia sbagliato nella sua campagna elettorale. Il suo nome è Debora Serracchiani. Inutile aggiungere altro. Lasciamo che sia lei stessa a presentarsi in questo video che abbiamo ripreso dal suo sito ufficiale DeboraSerracchiani.eu





mercoledì 3 giugno 2009

POLLI PER SEMPRE!!!


Dopo aver consigliato a tutti di leggere il libro di Andrea Leccese “Torniamo alla Costituzione!” non posso fare a meno di presentare e consigliare il nuovo libro di Bruno Gambarotta “Polli per sempre”.
La storia di un gruppo di polli d’allevamento alle prese con il difficile compito di gestire un’inattesa libertà, a seguito di un incidente del camion su cui erano trasportati.
Sarà subito chiaro che il destino di questi irresistibili polli prenderà un corso molto simile alla recente storia di noi esseri umani. Dal gruppo di polli che decide di fondare Pollania Libera per difendere la purezza della razza dei polli d’allevamento, al pollo imprenditore e abile barzellettiere Osman, impegnato nella costruzione del Pollaio 2, fino ad arrivare a Ottavio, leader con tendenze a perdere dei “Polli per sempre”, al grido di “Yes, we can”.
Potete leggerlo sia come un libro comico che come un saggio di storia politica contemporanea, oppure, data la difficoltà a distinguere la satira dalla politica nel nostro paese, leggetelo come se fosse entrambe le cose!
Non a nulla da invidiare a “La fattoria degli animali” di George Orwell, solo che è molto, molto più divertente!