giovedì 27 dicembre 2007

CINA: TERRA AI CONTADINI, PROTESTA DILAGA NELLE CAMPAGNE

(di Beniamino Natale)

Potrebbe essere l'inizio di una vera e propria rivolta contadina in Cina, come alcuni sinologhi già affermano. O solo alcuni dei tanti episodi di protesta che si sono verificati nell'immenso paese negli ultimi anni. L'unica cosa certà è che nelle due ultime settimane migliaia di contadini hanno rivendicato con azioni clamorose la proprietà della terra che lavorano in quattro diverse zone del paese. Le proteste si sono verificate a Fujin nella provincia dell' Heilongjiang (nordest), nell' area della diga di Sanmenxia nello Shaanxi (nord), a Yixing nel Jiangsu (est) e a Tianjin, la metropoli costiera a cento chilometri dalla capitale Pechino. In totale, hanno preso parte alle proteste almeno 120.000 persone. Uno dei leader del movimento a Fujin, nell' Heilongjiang, YuChangwu del villaggio di Dongnangang, è stato arrestato. I telefoni di alcuni dei protagonisti della rivolta di Fujin suonano senza che nessuno risponda o risultano occupati. Altre tre persone che si erano messe in luce nelle proteste sono state fermate nello Shaanxi e sono indagate per " istigazione a sovvertire l'ordine costituito". In tutti i casi i contadini rivendicano la proprietà della terra, una richiesta che va contro la Costituzione in vigore in Cina, che sancisce il doppio binario esistente dall' inizio delle riforme economiche nel 1978: la proprietà privata è riconosciuta e protetta dallo Stato per i residenti delle città, mentre nelle zone rurali la proprietà della terra rimane "collettiva", cioé di fatto gestita dai locali dirigenti del Partito Comunista che sono i primi benificiari - a volte legalmente, altre illegalmente - dei massicci acquisti di terra da parte dei costruttori edili. "La cosidetta 'proprieta' collettivà - si legge in un documento firmato da "noi, 40.000 contadini di 72 villaggi della municipalità di Fujin" - ha di fatto depredato i contadini dei diritti che hanno avuto per lungo tempo come proprietari della terra. I funzionari governativi ed i costruttori di Fujin hanno occupato senza alcuno scrupolo la terra dei contadini in nome dell' interesse locale o nazionale. Di fatto, sono diventati dei grandi proprietari e hanno costretto i contadini a trasformarsi in servi...". Yu Changwu, uno dei leader arrestati, aveva in precedenza rivolto una serie di petizioni al governo locale e a quello di Pechino, che erano state ignorate. A Sanmenxia nello Shaanxi, affermano nei loro documenti i contadini, metà dei 20:000 ettari loro concessi come indennizzo per la terra che avevano perso nella costruzione di una diga sono occupati da funzionari governativi che non ne avrebbero diritto. Al movimento nel Jiangsu partecipano 250 famiglie e a quello a Tianjin ottomila persone. Secondo Wang Canfa, insegnante alla facoltà di legge dell'Università di Pechino, "é solo un esperimento" e "non il migliore", perché va contro la Costituzione. Inoltre la richiesta di riconoscimento della proprietà privata della terra ha poche probabilità di essere accettata dal governo di Pechino. "E' vero - sostiene la professoressa - è un movimento che può servire ad evitare sequestri illegali di terra. Però, se permettessimo ai privati di comprare la terra, i più poveri la venderebbero certamente e torneremmo ad una situazione feudale, con pochi grandi proprietari terrieri e una massa di contadini poveri". Per Sheng Dalin, economista e autore di un blog su Internet, riconoscere la proprietà privata delle terra "é necessario per mettere fine al doppio binario, una politica in campagna, un politica in città. Inoltre, porterebbe ad un incremento sia della produttività della terra e che del reddito dei contadini".

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