mercoledì 19 dicembre 2007

Per un fisco costituzionale

Nel secondo appuntamento della rubrica settimanale "Per un fisco costituzionale" presentiamo un altro esempio per mettere in risalto l'incostituzionalità del nostro sistema tributario.

Il titolare d'impresa o partita IVA ha un reddito annuo d'impresa di euro 100mila.
Il titolare di una busta paga o pensione ha un reddito annuo di euro 15mila.
Il titolare d'impresa o partita IVA aumentando il suo listino prezzi del 20% aumenta così il suo reddito di euro 20mila.
Il titolare di busta paga o pensione subendo l'aumento dei prezzi del 20% si vede diminuire il suo reddito di euro 3mila.
Il titolare d'impresa o partita IVA aumentando la sua ricchezza aumenta anche la sua capacità contributiva, ma dato che essa è stabilita in modo forfetario (concordata fra il governo e le associazioni di categoria dagli studi di settore, non è registrata dall'attuale sistema di accertamento dei redditi imponibili e quindi non paga le tasse su quel 20% in più derivato dall'aumento dei prezzi. Il titolare di busta paga o pensione che ha visto diminuire del 20% la sua ricchezza e il suo reddito disponibile, ha una minore capacità contributiva, ma il fisco non registrando questa variazione fa pagare le tasse a lui al posto del titolare d'impresa o partita IVA che ha beneficiato dell'aumento dei prezzi, come se quei soldi li avesse sempre lui. In compenso il fisco accerta all'istante ogni aumento di stipendio o pensione adeguandoli alle maggiori tasse dovute!!!

E' chiaro che occorre accertare la capacità contributiva utilizzando gli importi di oneri e spese, che formano i ricavi dei lavoratori indipendenti o partite IVA. Quindi, essi, oneri e spese, devono essere scritti nelle dichiarazioni dei redditi sia di chi vende sia di chi acquista e sulla differenza del totale delle entrate e di oneri e spese applicare le aliquote fiscali progressive, come da legge 825, e farle diventare la spina dorsale del sistema tributario nel suo complesso.

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