giovedì 28 maggio 2009

Rapporto Amnesty: Italia ha preso china razzista

ROMA (Reuters) - Un'Italia che ha preso una "pericolosa china razzista" è quella che emerge dal Rapporto annuale 2009 di Amnesty International.

da Reuters Italia

"Le riforme del governo italiano sull'immigrazione sono di stampo discriminatorio e il paese è precipitato nell'insicurezza, che mette a repentaglio l'incolumità di molte persone e la reputazione internazionale dell'Italia", ha detto la presidente della Sezione Italiana di Amnesty International Christine Weise, durante la conferenza stampa di presentazione del Rapporto a Roma.

Sotto la lente d'ingrandimento dell'organizzazione internazionale è finito il set di proposte di modifica legislativa complessivamente chiamate "pacchetto sicurezza", che riguardano per lo più l'immigrazione.

"Amnesty International ha sin dall'inizio guardato con estrema preoccupazione all'emergere di norme che, lungi dal rappresentare una pianificazione chiara e comprensibile della politica sull'immigrazione, hanno un impatto sui diritti umani", si legge nella scheda di aggiornamento sullo stato dei diritti umani in Italia.

Il ddl sulla sicurezza -- che introduce tra l'altro in Italia il reato di immigrazione clandestina, esclude gli irregolari dai servizi pubblici, con l'eccezione di sanità e scuola, e prevede ronde anticriminalità -- è stato votato dalla Camera il 14 maggio scorso ed è passato ora all'attenzione del Senato, fortemente criticato dall'opposizione e dalla Chiesa.

PREOCCUPAZIONE PER POLITICA RESPINGIMENTI

Preoccupazione è stata espressa da Amnesty anche per le violazioni dei diritti umani nel Mar Mediterraneo. "Tra il 7 e l'11 maggio 2009 -- si legge nel documento -- l'Italia ha condotto forzatamente in Libia circa 500 tra migranti e richiedenti asilo, senza alcuna valutazione sul possibile bisogno di protezione internazionale degli stessi e quindi violando i propri obblighi in materia di diritto internazionale d'asilo e dei diritti umani".

Anche la politica dei respingimenti è stat oggetto di aspre critiche non solo dell'opposizione e della Chiesa ma anche da parte dell'Agenzia per i rifugiati Onu e dal Consiglio europeo.

"Tra le persone rinviate in Libia -- ha spiegato la Weise durante la conferenza stampa -- vi erano cittadini eritrei e somali, bisognosi di protezione. L'Italia, tra i suoi obblighi, ha quello di non rinviare nessuno in un paese in cui sarebbe a rischio di violazioni dei diritti umani e, rispetto a chi si trovi in condizioni di pericolo in mare, c'è quello di condurlo in un luogo sicuro".

"La Libia -- ha sottolineato la presidente -- non ha una procedura d'asilo e non offre protezione a migranti e rifugiati. L'Italia, quindi, sarà considerata responsabile di quanto accadrà ai migranti e ai richiedenti asilo riportati in Libia".

AGGRESSIONI A ROM

Il Rapporto Annuale 2009 ha posto anche l'attenzione sulla situazione dei rom in Italia. "I rom sono stati vittime di aggressioni di stampo razzista e non hanno ottenuto protezione da parte delle autorità", si legge nel rapporto.

Anche il Cerd, Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale, ha sottolineato che i rom vivono in Italia in una condizione di "segregazione di fatto" nei campi ed ha fatto presente, insieme al Commissario Europeo per i diritti umani, che le affermazioni razziste di alcuni politici e l'adozione di norme contro i migranti hanno contribuito a creare un ambiente ostile contro i cittadini non italiani.

La presidente della Sezione Italiana si è poi soffermata anche sui processi per il G8 di Genova del 2001, sui quali ha espresso "preoccupazione per l'incombere della prescrizione, dopo anni in cui la ricerca della verità non è stata agevolata dalle istituzioni coinvolte" e sui procedimenti giudiziari aperti sulle responsabilità di agenti di polizia nei casi delle morti di Federico Aldrovandi e Gabriele Sandri. Su questi due ultimi casi, la Weise ha detto di "sperare, per le famiglie, che i processi proseguano senza ostacoli".

Per maggiori informazioni leggi il Rapporto Annuale di Amnesty International

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