Pubblichiamo una parte del prologo alla prima edizione del libro "Cose di Cosa Nostra" scritto da Giovanni Falcone in collaborazione con Marcelle Padovani.
A scrivere il Prologo è Marcelle Padovani.
"Nemico numero 1 della mafia": l'etichetta gli resterà attaccata per sempre. Circondato da un alone leggendario di combattente senza macchia e senza paura, il giudice Giovanni Falcone, cinquantadue anni, ne ha trascorsi undici nell'ufficio bunker del Palazzo di Giustizia di Palermo a far la guerra a Cosa Nostra. Queste pagine ne costituiscono la testimonianza. Non si tratta né di un testamento né di un tentativo di tenere la lezione e ancor meno di atteggiarsi a eroe. "Non sono Robin Hood," commenta in tono scherzoso "né un kamikaze e tantomeno un trappista. Sono semplicemente un servitore dello Stato in terra infidelium." Si tratta dunque piuttosto di un momento di riflessione, del tentativo di fare un bilancio nell'intervallo tra vecchi e nuovi incarichi: il 13 marzo 1991 il giudice Giovanni Falcone è stato nominato direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e Giustizia a Roma. Lontano da Palermo.
La partenza dal capoluogo siciliano, il distacco da una vita che si alternava tra auto blindate, dall'atmosfera soffocante del Palazzo di Giustizia, dalle lunghe notti a leggere e rileggere le deposizioni dei pentiti dietro le pesanti tende di una stanza superprotetta, dai tragitti tortuosi con la scorta delle auto della polizia a sirene spiegate sono forse stati una specie di sollievo. Ma Falcone non si fa illusioni, non dimentica il mancato attentato del 21 giugno 1989 - cinquanta candellotti di tritolo nascosti tra gli scogli a venti metri dalla casa dove trascorre le vacanze: "E' vero, non mi hanno ancora fatto fuori... Ma il mio conto con Cosa Nostra resta aperto. Lo salderò solo con la mia morte, naturale o meno". Tommaso Buscetta, il superpentito della mafia, lo aveva messo in gurdia fin dall'inizio delle sue confessioni: "Prima cercheranno di uccidere me, ma poi verrà il suo turno. Fino a quando ci riusciranno!".
A scrivere il Prologo è Marcelle Padovani.
"Nemico numero 1 della mafia": l'etichetta gli resterà attaccata per sempre. Circondato da un alone leggendario di combattente senza macchia e senza paura, il giudice Giovanni Falcone, cinquantadue anni, ne ha trascorsi undici nell'ufficio bunker del Palazzo di Giustizia di Palermo a far la guerra a Cosa Nostra. Queste pagine ne costituiscono la testimonianza. Non si tratta né di un testamento né di un tentativo di tenere la lezione e ancor meno di atteggiarsi a eroe. "Non sono Robin Hood," commenta in tono scherzoso "né un kamikaze e tantomeno un trappista. Sono semplicemente un servitore dello Stato in terra infidelium." Si tratta dunque piuttosto di un momento di riflessione, del tentativo di fare un bilancio nell'intervallo tra vecchi e nuovi incarichi: il 13 marzo 1991 il giudice Giovanni Falcone è stato nominato direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e Giustizia a Roma. Lontano da Palermo.
La partenza dal capoluogo siciliano, il distacco da una vita che si alternava tra auto blindate, dall'atmosfera soffocante del Palazzo di Giustizia, dalle lunghe notti a leggere e rileggere le deposizioni dei pentiti dietro le pesanti tende di una stanza superprotetta, dai tragitti tortuosi con la scorta delle auto della polizia a sirene spiegate sono forse stati una specie di sollievo. Ma Falcone non si fa illusioni, non dimentica il mancato attentato del 21 giugno 1989 - cinquanta candellotti di tritolo nascosti tra gli scogli a venti metri dalla casa dove trascorre le vacanze: "E' vero, non mi hanno ancora fatto fuori... Ma il mio conto con Cosa Nostra resta aperto. Lo salderò solo con la mia morte, naturale o meno". Tommaso Buscetta, il superpentito della mafia, lo aveva messo in gurdia fin dall'inizio delle sue confessioni: "Prima cercheranno di uccidere me, ma poi verrà il suo turno. Fino a quando ci riusciranno!".
continua...
da:
GIOVANNI FALCONE, Cose di Cosa Nostra, Marcelle Padovani (in collaborazione con), Milano, Bur, 2007, [1993].
GIOVANNI FALCONE, Cose di Cosa Nostra, Marcelle Padovani (in collaborazione con), Milano, Bur, 2007, [1993].
Giovanni Falcone, nato a Palermo nel 1939, entrò in magistratura nel 1964. Dopo essere stato pretore a Lentini e pubblico ministero e giudice a Trapani, fu dal 1978 al marzo 1991 a Palermo, come giudice istruttore e procuratore della Repubblica aggiunto. Nel marzo 1991 fu nominato direttore generale degli Affari penali del Ministero di Grazia e Giustizia. E' stato assassinato il 23 maggio 1992.
Marcelle Padovani è corrispondente da Roma per "Le Nouvel Observateur". Ha scritto: La longue marche: le Parti communiste italien; La Sicilia come metafora, intervista a Leonardo Sciascia; Vivre avec le terrorisme; Les dernières années de la mafia; Sicile; L'Italie des Italiens.
1 commento:
bella iniziativa da un ottimo blog.
ciao
pasquale orlando
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