lunedì 17 dicembre 2007

L'attualità di Nietzsche nell'attualità di Dio


Sono molti gli articoli di giornali e riviste in cui si affronta da qualche tempo il tema di un rinnovato interesse per la fede e per Dio, non solo nella gente comune, ma anche a livello politico, economico, scientifico e via dicendo. Un fenomeno dunque su vasta scala che vede la luce proprio dopo un secolo, il ‘900, dove la morte di Dio (urlo risalente a fine ‘800) era stata proclamata definitivamente e fino agli anni ‘80-’90 accettata quasi ineluttabilmente. Poi improvvisamente qualcosa cambia. “Crolla” il sipario e il comunismo esce di scena, milioni di persone vengono radunate in Piazza San Pietro da un papa polacco, in politica si comincia a sentire il bisogno di farsi vedere vicini alla Chiesa, sempre più persone si dichiarano credenti e nessuno si sente più mal giudicato per esserlo, il binomio aborto-divorzio è sempre meno in voga (ma non nella realtà) del binomio diritto alla vita-famiglia. Dio insomma non sembra affatto morto. Nietzsche si sbagliava dunque penosamente?
Cerchiamo di capire se questo è vero. Se c’è ancora spazio per Dio nonostante in molti lo credessero morto, si può ancora trovare un buco per Nietzsche nonostante sia morto?
L’ondata religiosa può venir letta per rimanere in abito filosofico e utilizzando terminologie nietzscheane come un ritorno all’”apollineo” dopo un secolo in cui il “dionisiaco” aveva travolto l’uomo nel suo caos. Il ‘900 per molti aspetti è stato un banco di prova per l’avvento di ciò che Nietzsche chiamava Übermensch, l’oltre-uomo, ossia l’”evoluzione” potenziata dell’uomo dopo la morte di Dio, l’essere (sostantivo, non verbo) in grado di accettare questo immenso evento più grande dell’uomo stesso. Nietszche era perfettamente consapevole della difficoltà che l’uomo avrebbe incontrato nell’affrontare la morte di Dio tanto che nella Gaia scienza affermava:"Nella vecchia Europa, mi sembra che anche oggi sia pur sempre la maggioranza ad aver necessità del cristianesimo, perciò esso continua sempre a trovare chi gli presta fede. Così infatti è l’uomo: anche se un articolo di fede potesse essere mille volte confutato,- posto che egli lo sentisse necessario,- continuerebbe sempre a tenerlo per “vero” " .
L’oltre-uomo di Nietzsche è, riprendendo il testo di Abbagnano-Fornero, "colui che è in grado di accettare la dimensione tragica e dionisiaca dell’esistenza; di dir di “sì” alla vita; di reggere la morte di Dio e la perdita delle certezze assolute; di far propria la prospettiva dell’eterno ritorno; di emanciparsi dalla morale e dal cristianesimo; di porsi come volontà di potenza; di procedere oltre il nichilismo; di affermarsi come attività interpretante e prospettica ecc".

L’uomo è quindi per Nietzsche indissolubilmente legato a Dio. Non si può in pratica pensare di uccidere Dio e rimanere uomini, è necessario compiere un salto nell’abisso per approdare nella nuova dimensione dell’oltre-uomo e questo evidentemente non siamo stati in grado di farlo né, visto il revival della religione nel nostro tempo, saremo in grado di farlo a breve.

1 commento:

Anonimo ha detto...

cm sei intelliggionte...