Nel secondo appuntamento della rubrica settimanale "Per un fisco costituzionale" presentiamo un altro esempio per mettere in risalto l'incostituzionalità del nostro sistema tributario.
Il titolare d'impresa o partita IVA ha un reddito annuo d'impresa di euro 100mila.
Il titolare di una busta paga o pensione ha un reddito annuo di euro 15mila.
Il titolare d'impresa o partita IVA aumentando il suo listino prezzi del 20% aumenta così il suo reddito di euro 20mila.
Il titolare di busta paga o pensione subendo l'aumento dei prezzi del 20% si vede diminuire il suo reddito di euro 3mila.
Il titolare d'impresa o partita IVA aumentando la sua ricchezza aumenta anche la sua capacità contributiva, ma dato che essa è stabilita in modo forfetario (concordata fra il governo e le associazioni di categoria dagli studi di settore, non è registrata dall'attuale sistema di accertamento dei redditi imponibili e quindi non paga le tasse su quel 20% in più derivato dall'aumento dei prezzi. Il titolare di busta paga o pensione che ha visto diminuire del 20% la sua ricchezza e il suo reddito disponibile, ha una minore capacità contributiva, ma il fisco non registrando questa variazione fa pagare le tasse a lui al posto del titolare d'impresa o partita IVA che ha beneficiato dell'aumento dei prezzi, come se quei soldi li avesse sempre lui. In compenso il fisco accerta all'istante ogni aumento di stipendio o pensione adeguandoli alle maggiori tasse dovute!!!
E' chiaro che occorre accertare la capacità contributiva utilizzando gli importi di oneri e spese, che formano i ricavi dei lavoratori indipendenti o partite IVA. Quindi, essi, oneri e spese, devono essere scritti nelle dichiarazioni dei redditi sia di chi vende sia di chi acquista e sulla differenza del totale delle entrate e di oneri e spese applicare le aliquote fiscali progressive, come da legge 825, e farle diventare la spina dorsale del sistema tributario nel suo complesso.
Il titolare d'impresa o partita IVA ha un reddito annuo d'impresa di euro 100mila.
Il titolare di una busta paga o pensione ha un reddito annuo di euro 15mila.
Il titolare d'impresa o partita IVA aumentando il suo listino prezzi del 20% aumenta così il suo reddito di euro 20mila.
Il titolare di busta paga o pensione subendo l'aumento dei prezzi del 20% si vede diminuire il suo reddito di euro 3mila.
Il titolare d'impresa o partita IVA aumentando la sua ricchezza aumenta anche la sua capacità contributiva, ma dato che essa è stabilita in modo forfetario (concordata fra il governo e le associazioni di categoria dagli studi di settore, non è registrata dall'attuale sistema di accertamento dei redditi imponibili e quindi non paga le tasse su quel 20% in più derivato dall'aumento dei prezzi. Il titolare di busta paga o pensione che ha visto diminuire del 20% la sua ricchezza e il suo reddito disponibile, ha una minore capacità contributiva, ma il fisco non registrando questa variazione fa pagare le tasse a lui al posto del titolare d'impresa o partita IVA che ha beneficiato dell'aumento dei prezzi, come se quei soldi li avesse sempre lui. In compenso il fisco accerta all'istante ogni aumento di stipendio o pensione adeguandoli alle maggiori tasse dovute!!!
E' chiaro che occorre accertare la capacità contributiva utilizzando gli importi di oneri e spese, che formano i ricavi dei lavoratori indipendenti o partite IVA. Quindi, essi, oneri e spese, devono essere scritti nelle dichiarazioni dei redditi sia di chi vende sia di chi acquista e sulla differenza del totale delle entrate e di oneri e spese applicare le aliquote fiscali progressive, come da legge 825, e farle diventare la spina dorsale del sistema tributario nel suo complesso.
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