Domenica 06-01-08 la rubrica settimanale di Radio Radicale, Democrazia Linguistica, riproponeva un interessante intervento del prof. Claudio Giovanardi dove si esprimeva la preoccupazione per un dato di fatto importante: l'aumento dell'uso e del numero di neologismi stranieri nella lingua italiana. Il punto di partenza è l'analisi di un opuscolo di Sabatini-Coletti, parole in prova, in cui si discute di quali neologismi inserire nella nuova edizione del vocabolario omonimo. Questo opouscolo in particolare individua 301 termini, 130 dei quali derivati dalla lingua italiana. Ben 171 di questi 301 termini sono di origine straniera, 165 dei quali di derivazione inglese. La tendenza, sarebbe dunque quella di un sempre maggiore uso di termini stranieri a scapito di quelli italiani e le previsioni a lungo termine per la nostra lingua non sono certo rosee.
In psicologia, ma anche in altre discipline come l'antropologia, pensiero, cultura e linguaggio sono considerati strettamente interdipendenti. In particolar modo la diversità culturale, si esprime principalmente in una diversità nell'attribuzione di significati alla realtà ed il mezzo principale attraverso cui i significati sono espressi, generati e tramandati è ovviamente il linguaggio. Andare verso l'adozione di una forma espressiva sempre più omogenea, da una parte favorisce la comunicazione su scala globale, ma dall'altra c'è il rischio di una perdita di "microespressioni" culturali di enorme valore.
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