mercoledì 24 settembre 2008

Repubblica/Firenze: Università, profondo rosso stipendi a secco nel 2010


Tra poco più di un anno l´ateneo non sarà più in grado di pagare il personale
Di questo dissesto finanziario c´è chi accusa l´operazione Novoli

LAURA MONTANARI

I numeri sono crudi, la linea dell´orizzonte corta: nell´ultimo consiglio di amministrazione il rettore Augusto Marinelli ha detto che se non cambierà qualcosa, nel 2010 l´università di Firenze non sarà più in grado di pagare tutti gli stipendi perché la spesa complessiva per il personale supererà di circa otto punti il fondo di finanziamento ordinario, cioè i soldi che arrivano da Roma per far funzionare l´ateneo. Manca il fiato e servono manovre, correzioni, diete dimagranti sul fronte spese e personale.
Gli ingegneri dei bilanci in piazza San Marco sono al lavoro. Ma il profondo rosso è «strutturale», una costante dei tempi recenti. L´ateneo prevedeva per il 2008 un disavanzo di 27 milioni di euro questo ancora prima dei tagli del governo e della legge 133. Come è successo in precedenza, in tutti gli ultimi bilanci, il pareggio si raggiunge di anno in anno prevedendo la vendita di parte del patrimonio immobiliare. Case, terreni, palazzi. Pezzi di ateneo. Villa Favard e il complesso delle Montalve sono soltanto gli addii più freschi e dolorosi. «Il disavanzo accumulato di anno in anno, a partire dal prossimo esercizio di bilancio sarà superiore ai ricavi che si possono ottenere dalla vendita dei beni non utilizzati direttamente dall´università» spiega Antonio Brancasi, docente di Diritto amministrativo alla facoltà di Giurisprudenza.
E´ chiaro che così non potrà continuare a lungo. Le uscite superano le entrate e non c´è magia che possa riequilibrare da sola questa situazione. Il prorettore Sandro Rogari ha sforbiciato i corsi di laurea (-30%), l´ultimo cda ha ridotto i dottorati di ricerca (altro 30%), il blocco delle assunzioni combinato ai pensionamenti servirà a far scendere la spesa del personale che oggi è a quota 92,17% rispetto al Ffo (Fondo di finanziamento ordinario). Ma la manovra del governo impone ben altri correttivi: «Sono appena rientrato da una riunione del consorzio universitario Cineca di Bologna - spiega il professor Leonardo Casini, prorettore al bilancio -. E´ un pianto generalizzato negli atenei, con la legge 133 non si sa come gestire i bilanci. Noi avevamo un piano di rientro triennale con un turnover al 20%, ma se per ogni docente che va in pensione lo Stato si prende l´80% del suo stipendio, noi come possiamo fare?».
Nuovi aggiustamenti a Firenze sono in agenda: si vocifera di un dimezzamento degli assegni di ricerca e, nei prossimi giorni, una commissione dell´ateneo si riunirà per studiare come risparmiare anche sui dipartimenti. Le dotazioni sono già state decurtate, si passa alle fusioni: «I dipartimenti oggi sono una settantina, ma ce ne sono alcuni che contano otto docenti, altri che arrivano a oltre cento» spiega Carlo Vallini, docente a Economia uno che è stato per anni prorettore in piazza San Marco e che ora osserva i conti dal suo distaccato studio di Novoli. A rischiare di essere fagocitati nella manovra, sono 14 dipartimenti universitari sotto la soglia dei 18 docenti. Ma anche da questa economia non ci si può aspettare grandi risultati: su oltre 350 unità del personale tecnico amministrativo impegnato nelle strutture, se ne potrà risparmiare una quarantina e dirottarli nelle segreterie tagliando sui contratti a termine. Se non proprio briciole, quasi. I numeri che preoccupano sono altri, ne diamo alcuni tanto per inquadrare le grandezze: il bilancio dell´università è di 531 milioni di euro, il fondo di finanziamento ordinario del 2007 è stato di 251 milioni di euro. Per pagare i docenti (760 ricercatori, 757 associati, 860 ordinari) se ne vanno 195 milioni di euro. Gli scatti stipendiali di tutto il personale pesano, secondo quanto spiega ancora il professor Casini, fra gli 8 e i 10 milioni di euro l´anno, pari a circa 3-4%. Il reclutamento dei docenti era già ridotto nell´ultimo biennio, adesso avrà un´altra stretta. Le tasse studentesche sono agganciate al fondo di finanziamento e non possono aumentare perché già oltre il tetto massimo stabilito per legge. «Sono cresciuti gli studenti e sono diminuiti i professori» osserva un docente che preferisce rimanere anonimo. Eppure se si va a vedere il rapporto numerico docenti/studenti l´ateneo di Firenze non è fra i più penalizzati. Se si scorrono invece le facoltà si notano grosse differenze (il confronto è fra i dati 2006-07 degli studenti con l´organico al luglio 2008): Agraria è quella messa meglio 10,4 nel rapporto, Psicologia quella peggio 98,3 seguita da Scienze della Formazione 66,2 e 46,7 di Giurisprudenza. Va detto che, questi numeri non devono essere presi alla lettera perché includono i ricercatori che non anno obblighi di docenza e che esiste una grossa differenza fra le materie scientifiche che hanno bisogno di sperimentazioni in laboratorio e le normali lezioni frontali in aula.
Ma come si è arrivati a questo punto? Qui le ragioni divergono a seconda dei «partiti» accademici. Fra i docenti c´è chi fa risalire il dissesto all´insediamento di Novoli (140 miliardi di vecchie lire) e alla politica edilizia di Paolo Blasi che portò nel 1999 anche alle dimissioni dal consiglio di amministrazione di Anna Maria Polvani che lanciava l´allarme proprio sui conti. «Ma oggi l´edilizia non pesa più - ammette Brancasi - Marinelli rinegoziò da subito i mutui». Le spese per il mantenimento dei poli universitari (Novoli, Sesto Fiorentino etc...) però sono cresciute in cinque anni di 13 milioni di euro e in bilancio ci sono altri 4 milioni di affitti passivi, cioè di strutture che dovevano essere liberate dall´università e che invece l´università continua ad abitare. Altri fanno risalire i problemi alla riforma Berlinguer del 3+2, fatta a costo zero e spese degli atenei e tutti concordano su un punto: i governi non investono abbastanza sull´università e sulla ricerca, cioè sul futuro, sulla società della conoscenza.
«Gli organici non sono aumentati, anzi oggi a livello docenza, occupiamo gli stessi livelli del 2001 con molti più studenti» assicura il prorettore Casini. Altri fanno notare che nel 2005 c´è stato un reclutamento importante con l´assunzione di un centinaio di idonei ai concorsi, una spesa che era facile prevedere, dicono gli oppositori di Marinelli, sarebbe cresciuta negli anni con gli scatti stipendiali. Oltre ai tagli, nei prossimi anni, l´ateneo dovrà fronteggiare un´ondata di pensionamenti: professori ordinari che se ne andranno via dalle aule e che non saranno sostituiti: alcune aree ne risentiranno parecchio, Astrofisica, Diritto Internazionale, Chimica, solo per citarne alcuni.

da flcgil.it

7 commenti:

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